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di Giulia De Baudi
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Oggi è andata in onda l’ennesima messa in scena ecclesiastica per continuare la stucchevole narrazione agiografica di Francesco 2.0.
Bergoglio nella Chiesa valdese di Torino, ha chiesto perdono per la persecuzione dei valdesi durata fino a che nel 1848 Carlo Alberto di Savoia non riconobbe loro i diritti civili. La carneficina dei valdesi inizia quando nel 1174 un certo Vaudès, (italianizzato in Valdo) mercante di Lione, si spoglia dei suoi beni e crea uno ordine pauperistico simile a quello di Francesco d’Assisi.
Spiegare qui i motivi per cui Francesco fu inglobato da Innocenzo III nella Chiesa mentre Vaudès e i suoi confratelli, al pari dei catari, furono oggetti di una feroce persecuzione da parte dello stesso papa, è impossibile. Basti sapere che tra pogrom – in cui venivano ammazzati senza pietà anche donne e bambini – e roghi, perirono migliaia di “eretici”. I loro persecutori inutile dirlo furono i cattolici in particolar modo i “cani de dio” ovvero i Domini-cani.
«Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono – ha detto Bergoglio a Torino – per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che, nella storia, abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci!».
Parole che suonano ai miei orecchi come il suono di una moneta fasulla che batte sul pavimento. È assurdo “chiedere perdono” dopo che il tempo canaglia ha stemperato l’odio dovuto a quell’istituzione religiosa che obtorto collo, e solo formalmente, ha riconosciuto dignità umana a coloro che professano altre religioni o che cercano una via propria furori dai canoni stabiliti di volta in volta dal Vaticano. Ne sanno qualcosa quei movimenti terzomondisti come Teologia della Liberazione che per almeno vent’anni sono stati ostracizzati dalla Chiesa di Roma e lasciati in mano al braccio secolare ovvero ai militari sudamericani che ne hanno fatto scempio. Primo fra tutti il Cardinal Romero. (leggi qui)
Quando nel settembre 2000 il presidente della Conferenza episcopale argentina Estanislao Esteban Karlic, arcivescovo di Paraná, a Cordoba (Argentina), secondo la vulgata. “chiese perdono” per il silenzio della Chiesa negli anni della dittatura militare che marchiò la vita di trentamila desaparecidos, , cercò di intorbidire le acque: « Poiché – disse Karlic – sentiamo il dolore di fronte alla violazione dei diritti umani fondamentali. Poiché il male della violenza, frutto di ideologie di segno opposto, si è presentato in diversi momenti politici, specialmente nella violenza della guerriglia e dell’illegittima repressione che hanno afflitto il nostro paese. Poiché in diversi momenti della nostra storia siamo stati indulgenti verso le posizioni totalitarie, violando le libertà democratiche che scaturiscono dalla dignità umana. Poiché attraverso azioni od omissioni abbiamo discriminato molti dei nostri fratelli, senza impegnarci sufficientemente nella difesa dei loro diritti. Supplichiamo Dio, Signore della storia, che accetti il nostro pentimento e sani le ferite del nostro popolo.
O Padre, abbiamo il dovere di ricordare davanti a Te quelle azioni drammatiche e crudeli. Ti chiediamo perdono per i silenzi responsabili e per la partecipazione effettiva di molti dei tuoi figli in tale scontro politico, nel rovesciamento delle libertà, nella tortura e nella delazione, nella persecuzione politica e nell’intransigenza ideologica, nelle lotte e nelle guerre, nella morte assurda che ha insanguinato il nostro paese. Padre buono e pieno di amore, perdonaci e concedi a noi la grazia di rifondare i vincoli sociali e di sanare le ferite ancora aperte nella tua comunità. » (SIC)
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Chi sa leggere tra le righe capisce bene che l’arcivescovo Karlic (colpevole tra l’altro, secondo BishopAccountability.org di aver obbligato al silenzio alcune vittime di pedofilia ecclesiastica), mette sullo stesso piano i giovani argentini torturati e gettati dagli aerei nell’Atlantico, definendoli “guerriglieri”, e coloro che attuarono una “illegittima repressione” ovvero mandanti, istigatori e esecutori delle torture e del genocidio. Il “male della violenza” secondo quanto dice l’arcivescovo, è unicamente “frutto di ideologie di segno opposto” e non del Plan Condór ordito da Nixon e Kissinger. (leggi qui)
Inoltre tutto ciò che è accaduto ha offeso solo la divinità cattolica e quindi Karlic chiede perdono non alle vittime o ai loro famigliari ma direttamente al suo padre celeste. (SIC)
L’articolo “El papa Francisco y los abusos sexuales del clero en Argentina” cita un libro in cui si dice che Bergoglio, allora facente parte delle alte cariche gerarchiche della Chiesa cattolica argentina – durante una conversazione con il rabbino argentino Abraham Skorka affermò che non esisteva nella sua diocesi il problema degli abusi sessuali dei clerici contro i bambini. Inoltre come potete leggere qui non fece mai nulla per proteggere i minori, né per denunciare i criminali, né chiese mai perdono alle vittime.
«La insinuación de Bergoglio de que no atendió ningún caso relacionado con sacerdotes pedófilos es dudosa. Buenos Aires es la diócesis más grande de Argentina, y Bergoglio fue uno de sus más altos funcionarios entre 1992 y 2013, un espacio de tiempo durante el cual decenas de miles de víctimas por todo el mundo denunciaron los hechos sufridos a la Iglesia.»
Traduzione: «L’insinuazione di Bergoglio in cui si dice che egli non ebbe mai a che fare con sacerdoti pedofili è dubbiosa. Buenos Aires è la diocesi più grande in Argentina, e Bergoglio fu uno dei suoi più alti funzionari tar il 1992 e il 2013, uno spazio di tempo durante il quale migliaia di vittime di tutto il mondo denunciarono i fatti sofferti a causa della Chiesa.» Segue poi una dettagliata banca dati sui preti pedofili denunciati, processati e condannati dalla giustizia argentina.
Questi sono i motivi per i quali quando parla Bergoglio io sento il suono di una moneta falsa.
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22 giugno 2015
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Qui altri articoli del Dossier Bergoglio
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Pentimento que pasion
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Quando nel settembre 2000 l’ arcivescovo di Paraná Estanislao Esteban Karlic, secondo la vulgata, “chiese perdono” per il silenzio della Chiesa negli anni della dittatura militare che marchiò la vita di trentamila desaparecidos, in realtà cercò ancora una volta di intorbidire le acque: «Poiché sentiamo il dolore di fronte alla violazione dei diritti umani fondamentali. Poiché il male della violenza, frutto di ideologie di segno opposto, si è presentato in diversi momenti politici, specialmente nella violenza della guerriglia e dell’illegittima repressione che hanno afflitto il nostro paese. Supplichiamo Dio, Signore della storia, che accetti il nostro pentimento e sani le ferite del nostro popolo.
O Padre, abbiamo il dovere di ricordare davanti a Te quelle azioni drammatiche e crudeli. Ti chiediamo perdono per i silenzi responsabili e per la partecipazione effettiva di molti dei tuoi figli in tale scontro politico, nel rovesciamento delle libertà, nella tortura e nella delazione, nella persecuzione politica e nell’intransigenza ideologica, nelle lotte e nelle guerre, nella morte assurda che ha insanguinato il nostro paese. »
Chi sa leggere tra le righe capisce bene che l’arcivescovo Karlic mette sullo stesso piano i giovani argentini torturati e gettati dagli aerei nell’Atlantico, definendoli terroristi, e coloro che attuarono una “illegittima repressione” ovvero i militari esecutori delle torture e degli assassinii.
E che fine hanno fatto i mandanti delle corporation americane? Chi fine hanno fatto gli istigatori che in nome del “disegno divino” della divinità cattolica hanno fomentato il genocidio? Sono spariti? Sono spariti anche loro?
Il “male della violenza” secondo quanto dice l’arcivescovo, è unicamente “frutto di ideologie di segno opposto” e non del Plan Condór ordito da Nixon e da Kissinger e dalla Chiesa cattolica.
Inoltre tutto ciò che è accaduto ha offeso solo la divinità cattolica e quindi Karlic chiede perdono non alle vittime o ai loro famigliari ma direttamente al suo “padre celeste”.
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22 giugno 2015