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di Gian Carlo Zanon
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«Sono pronto a resistere con ogni mezzo, anche a costo della vita, in modo che ciò possa costituire una lezione nella storia ignominiosa di coloro che hanno la forza ma non la ragione.» Salvador Allende (dall’ultimo discorso radiofonico, 11 settembre 1973)
«Di tutti i capi di governo dell’America Latina, noi ritenemmo Allende il più pernicioso per gli interessi del nostro paese. Egli era palesemente pro-Castro e si opponeva agli Stati Uniti.» (Henry Kissinger)
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Martedì 19 maggio 2015 andò in onda su Rai3-Rai Storia “Golpe cileno” (vedi qui il video) una ricostruzione storica dei fatti che portarono al colpo di stato dell’11 settembre 1973 e dei massacri di intellettuali e politici che avevano sostenuto Allende. Inoltre nelle battute finali si parlò delle ripercussioni politiche che gli eventi cileni causarono in seno al Pci.
Ospite della trasmissione Mauro Canali professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Camerino. Tra i suoi lavori più interessanti “Il tradimento: Gramsci, Togliatti e la verità negata”.
Il giorno precedente alla trasmissione il prof. Canali posta sulla sua bacheca Face book un brevissimo spot in cui dà notizia della trasmissione e con poche parole delinea la sua tesi storica sui tragici accadimenti cileni che costarono la vita ad almeno quarantamila persone. In questo suo “discorso programmatico” Canali dice che nel resoconto storico sul golpe cileno, a cui ha partecipato, si è cercato di «andare al di là di quello che è stato il mito Allende. Grande mito antimperialista e antiamericano. Il mito della via nazionale al socialismo». Tutto questo, spiega Canali, lo si è fatto «per inquadrare bene anche le debolezze del progetto e anche l’utopia del progetto stesso. Un progetto che non tenne conto, a mio avviso , di una serie di fatti oggettivi come quelli legati al contesto storico mondiale del momento: bipolarismo e guerra fredda. Allende rimane fedele al proprio progetto, al suo programma elettorale e va per la sua strada. Questa è una delle debolezze del suo progetto che ne determinarono la caduta».
La trasmissione terminava con una estemporanea riflessione storico-politica di Canali: «in Italia soprattutto c’è una riflessione politica che viene indotta proprio dalle vicende cilene. Ed è Berlinguer leader del Pci che tira le prime conclusioni politiche e anche strategiche (…) lui fa i conti con una situazione che lui paventa. Berlinguer fa capire: ma se noi si va al governo per via legale attraverso le elezioni, attraverso una maggioranza risicata come era stata quella di Allende, (il 36% N.d.R.) l’insegnamento che ci viene qual è? È che non si può governare in un mondo bipolare da soli. Da lì nasce tutta la strategia del compromesso storico, e quindi il dialogo con i cattolici».
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“La Storia, i suppose”
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Tra il discorso programmatico in cui si parlava del “mito di Salvador Allende” e delle sue “utopie” e il compromesso storico auspicato da Berlinguer, scorre tutto il resoconto storico che, mantenendo fede alle premesse dello spot, ridemensiona – ma forse sarebbe meglio dire demolisce – l’immagine umana e politica del presidente del Cile che si suicidò per non cadere vivo nelle mani di quella bestia sanguinaria di Pinochet.
Vi sono degli accenni alle forze reazionarie anche americane a cui l’esperimento sociale e politico di Allende, per usare eufemismi, “non è gradito”. Inoltre, palesemente, Allende viene indicato come il responsabile della crisi cilena e conseguentemente, dico io, di tutto ciò che accade anche dopo la sua morte: 17 anni di feroce dittatura militare.
Allende, da quanto si evince dalla trasmissione televisiva, diede luogo ad una politica interna ed estera che ignorava del tutto la condizione oggettiva della geopolitica mondiale. Una politica che, “per quanto nobile”, era incoerente con la realtà e impossibile da realizzare. Secondo questa ricostruzione, è per questo che fallisce.
Allende, secondo quanto io ho inteso da questa ricostruzione storica, era un idealista velleitario – come d’altronde lo fu Enrico Mattei – perché sfidò le corporazioni americane del rame espropriando senza indennizzi ciò che apparteneva di diritto al popolo cileno. È sua la colpa se durante il suo governo il debito pubblico aumenta a dismisura; sua è la colpa se spariscono gli alimentari e si crea il mercato nero; sua la colpa se i grandi azionisti del rame fanno in modo che il prezzo del rame cali in pochissimo tempo del 20%. È chiaro che partendo da questi presupposti poi è facile dar ragione alle donne cilene che “senza nessun appoggio politico” (ma figurati, ci mancherebbe) danno vita alla ribellione delle casseruole, e ai camioneros – una lobby invincibile sovvenzionata dagli americani – che scendono in sciopero paralizzando il paese .
Potrei continuare ad elencare ciò che, secondo me, si è detto “al posto di”, e ciò che non si è detto dicendo “invece che”, ma non voglio cadere in queste trappole da retore di quart’ordine … “eppure Bruto è un uomo d’onore”… ma una cosa nella trasmissione mi ha “stranito”, e provo a descriverla.
Mentre scorrevano le immagini dell’attacco al palazzo presidenziale una voce fuori campo diceva molto chiaramente «In Cambio della resa, ad Allende vengono offerti un passaggio aereo verso l’esilio e l’indennità per lui e la sua famiglia. Ne discutono via Radio il generale Pinochet e il generale Carvajal intercettati da un radio-amatore»
segue rapidissimamente l’intercettazione radiofonica , che dura qualche decina di secondi, sottotitolata in questo modo:
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Pinochet: Resa incondizionata, nessuna trattativa. Resa incondizionata
Carvajal: D’accordo … lo catturiamo offrendogli nient’altro che il rispetto della vita
Pinochet: La vita … e la sua integrità fisica e poi lo mandiamo da un’altra parte
Carvajal: D’accordo … Manteniamo l’offerta di cacciarlo dal paese
Pinochet: manteniamo l’offerta di cacciarlo dal paese … Però l’aereo cadrà mentre vola
Carvajal: D’accordo … d’accordo
Si ode la risata di Carvajal ma la voce fuori campo interviene e come se nulla fosse successo dice: «Allende rifiuta categoricamente di arrendersi e resta asserragliato nel suo ufficio…»
Ora … ma vi sembra normale che queste parole infami di Pinochet e di Carvajal, in cui si parla di un eventuale assassinio di Allende durante il volo, che contraddicono le precedenti affermazioni in cui si parlava di esilio e indennità per Allende, non vengano fortemente sottolineate? A me non mi sembra affatto normale né tantomeno corretto. Inoltre pur nella sua, se non perfetta e con qualche omissis, buona traduzione, (1) al colloquio dei due sciacalli non viene dato il giusto peso sottolineando per esempio l’orrore dei toni, la risata di Carvajal che si ode chiaramente, e la voce feroce di Pinochet.
Questo breve episodio, durato non più di un minuto, delinea a mio giudizio, l’intenzionalità per cui questa trasmissione che viene presentata come una fedele ricostruzione storica, si è invece trasformata in una tesi socio-politica la qui estrema sintesi è extra Ecclesiam nulla salus (“Al di fuori della Chiesa non v’è salvezza”). La chiesa neoliberista americana ovviamente.
Seguendo il percorso tracciato da Canali si parte dall’insensata utopia di Allende e si finisce dicendo «l’insegnamento che ci viene qual è?» … l’insegnamento, ovviamente è quello che afferma che la sinistra italiana deve diventare braccio secolare della Chiesa cattolica. È questo il significato, per il Pci e per la sinistra, delle parole “compromesso storico” e «dialogo con i cattolici». Sintesi quanto mai “storicamente accertata” visto che, come racconta Enrico Calamai, pochi anni dopo (1977) il Pci diviene complice nell’insabbiamento mediatico del genocidio argentino guidato, come raccontano Horacio Verbitsky, Goñi Uki e John Perkins, dalla Chiesa cattolica e dalle corporation americane ed europee che vedevano nei governi di sinistra sudamericani la fine del loro controllo mentale e materiale sul popolo latino americano. Sintesi quanto mai “storicamente accertata” visto le dichiarazioni di fede cattolica di Raul Castro.
Mi chiedo perché la redazione e gli autori di Rai-3 Storia abbiano confezionato una simile … non so neppure come definirla. Mi chiedo anche quali siano state le intenzioni: volevano raccontare la storia del golpe cileno oppure questo non è stato altro che un pretesto, un mezzo per dire surrettiziamente che la sinistra deve per forza essere fusa al cattolicesimo e chi non accetta il patto con i cattolici è uno sporco ateo massimalista oppure “un’anima semplice” come il principe Myskin dostoevskiano incapace di rapportarsi alla realtà della storia , un povero folle convinto che la “bellezza salverà il mondo”? Realtà storica e contesto politico più volte evocati da Canali come fossero enti metafisici a cui sottostare genuflettendosi religiosamente ai potenti che vogliono che l’America latina – ma anche l’Europa occidentale – continui ad essere il giardino degli Stati Uniti d’America da sfruttare a proprio piacimento.
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Perché?
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Non conosco le intenzionalità degli autori di questo reportage “storico”, ma l’immagine di Allende che ne viene fuori è quella di un povero illuso che con le sue paranoie ideologiche ha portato il popolo cileno ad una catastrofe umanitaria: non sono state le forze reazionarie interne ed esterne a preparare il golpe e a metterlo in campo, ci viene detto secondo me molto chiaramente, ma la caparbietà di Allende che follemente «rimane fedele al proprio progetto, al suo programma elettorale e va per la sua strada.» “La sua strada”, secondo il mio punto di vista, fu quella di tentare di realizzare la propria essenza umana senza prescindere dalla realizzazione sociale, culturale e umana del popolo cileno. Invece secondo l’interpretazione di Canali – legittima per carità – quella “strada” fu solo l’utopia perniciosa di un uomo staccato dalla realtà. Due modi completamente diversi di intendere quel pezzo di storia e lo spessore di politico ed umano di Allende che naturalmente presuppongono due visioni completamente diverse sulla natura umana.
La mia sensazione è che si sia commessa un’ingiustizia non solo contro la memoria di un uomo che valeva mille e mille volte di più di un Kissinger grande amico di Pinochet a cui vengono tributati onori e onorificenze. Kissinger proprio nel 1973, viene insignito del premio Nobel per la pace che ritira con le mani insanguinate del sangue del presidente cileno a cui va anche l’onta della damnatio memoriae. Cosa rimarrà nel libri di storia … non lo so, ma finché rimarranno le immagini, senza sonoro, che abbiamo visto nel reportage , i vedenti sapranno giudicare il grado di umanità presente tra coloro che pur sapendo di perdere si schierarono con Allende e coloro che fecero fallire il suo progetto di società in cui esisteva quantomeno un’idea di eguaglianza e non quella di homo homini lupus.
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La storia non è solo ricordo di fatti accaduti a cui lo storico di professione si deve attenere “se vuole fare il suo mestiere seriamente” senza concedersi gli stessi “lussi” concessi ai “semplici di anima e ai militanti delle idee o meglio delle ideologie”.
La storia, come ci ha insegnato un gigante della ricerca storiografica fucilato dai nazisti nel 1944, Marc Bloch, è un mezzo per decifrare il presente : «L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato.» e se si vuole capire cosa ora stia succedendo al governo Tsipras in Grecia, si deve sapere cosa sia accaduto in Cile più di cinquant’anni fa. Le dinamiche economiche sono identiche e gli uomini in abito grigio e in veste talare che muovono le pedine sulla scacchiera mondiale sono gli stessi. Ce lo insegna l’ex sicario dell’economia John Perkins, (leggi qui) che non si vuole neppure prendere in considerazione.
La storia o la si fa, giorno per giorno, o la si subisce giorno dopo giorno. Ma c’è di peggio: c‘è chi, in un delirio di onnipotenza crede di poterla fermare o di restaurare la storia passata. Chi cambia la storia lottando contro chi la vuole incardinata in eterno a binari metafisici e a credenze di “mani invisibili” che guidano l’economia mondiale, è l’idealista rivoluzionario non colui che impicca l’idealista. La storia non la cambia neppure chi dando un colpo al cerchio ed uno alla botte racconta che tutto sommato la storia è inscritta in mente dei – alias la dea geopolitica – e non nella realtà umana di chi, non avendo perduto l’umanità della nascita, pretende che gli assomigli almeno un poco.
Chi cambia la storia sono i semi di speranza che lascia Allende non le iene voraci di cui parla Neruda nella sua ultima poesia, I satrapi, scritta lo stesso giorno in cui il suo amico Salvador moriva assassinato da tutti coloro che nei marosi dei rapporti interumani hanno perduto l’identità umana e si sono ammalati di bramosia di potere.
Parlo non di enti metafisici che abitano gli iperurania platonici, ma del dirigente d’azienda americano che corrompeva il politico per continuare a sfruttare la terra dei cileni;
parlo di Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini, in arte Paolo VI, da sempre feroce avversario del marxismo e gran manovratore dei destini sudamericani già negli anni ‘30/’40 (2);
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parlo del suo successore Luciani che invitò il sanguinario crociato del terzo millennio Videla alla cerimonia del suo insediamento;
parlo di Wojtyla che diventerà grande protettore di Pinochet e sodale dei satrapi argentini.
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Ma questo Rai-3 Storia non ce lo ha raccontato … aspettiamo fiduciosi.
22 maggio 2015
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Note
(1) Colloquio in lingua originale
Carvajal: -Estos están ofreciendo parlamentar.
Pinochet: -Rendición incondicional, nada de parlamentar. Rendición incondicional.
Carvajal: -Muy bien, conforme. Rendición incondicional en que lo toma preso, ofreciéndole nada más que respetar la vida, digamos.
Pinochet: -La vida y su integridad física y en seguida se le va a despachar para otra parte.
Carvajal: -Conforme, o sea que se mantiene el ofrecimiento de sacarlo del país.
Pinochet: -Se mantiene el ofrecimiento de sacarlo del país… Y el avión se cae, viejo, cuando vaya volando.
(Risas) si odono risate
Carvajal: -Conforme, conforme. Vamos a proponer que prospere el parlamento éste.
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(2) Uki Goñi – Operazione Odessa- La fuga dei gerarchi nazisti verso l’argentina di Perón – pag.37 – Garzanti Storia – ed. novembre 2012
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Felice Di Maro
23 Maggio 2015 @ 09:36
Penso che “l’immagine umana e politica del presidente del Cile che si suicida per non cadere vivo nelle mani di quella bestia sanguinaria di Pinochet” sia acquisita non solo alla storiografia corrente del golpe cileno ma anche alla coscienza storica di ognuno di noi.
I rilievi esposti sulla trasmissione citata vanno analizzati e spero non solo dai professionisti della storia contemporanea. Il problema è che Allende è stato un osso duro ed ha dato fastidio e non solo per le nazionalizzazioni ma anche perché poteva creare un qualcosa di similare a Cuba. Non a caso entra in scena con Pinochet Milton Friedman, noto economista liberista e padre del pensiero monetarista, Al riguardo è stato insignito del Premio Nobel per l’economia nel 1976. Con Pinochet intraprese una serie di riforme economiche come quelle della previdenza che sono state un laboratorio anche per l’Occidente.
Penso che Allende è legato a Marx. Una trasmissione televisiva per quanto obiettivamente squilibrata possa essere stata per i rilievi che ho letto non può ledere alla sua immagine. Naturalmente vanno analizzate i vari contesti da quello economico a quello sociale e vanno definite le distanze che c’erano tra il paese Cile tra il 1972 e 1973 e l’America latina. Penso che sappiamo bene di Cuba perché essendo un’isola come ho letto è stato possibile non far fallire la rivoluzione di Castro.
Il Cile aveva una presenza notevole di varie forze ostili al socialismo per varie ragioni e hanno preferito Pinochet.
Tra oppressori e oppressi non vi può essere compromesso.
Le scelte di Berlinguer del compromesso storico hanno altre componenti come quelle di rinunciare agli asset dell’ideologia comunista per entrare in area di governo con la Democrazia cristiana.
Si ricorderà che le tesi del compromesso storico ebbero applausi in lungo e in largo della penisola Italia.
Dalla Redazione
23 Maggio 2015 @ 11:30
Grazie, sono d’accordo quasi su tutto, e il suo appunto su Milton Friedman è importantissimo lo utilizzerò. Grazie ancora
G.C.Zanon