E chi mi impenna, e chi mi scald’ il core?
Chi non mi fa temer fortuna o morte?
Chi le catene ruppe e quelle porte,
onde rari son sciolti et escon fore?
L’etadi, gli anni, i mesi,i giorni e l’ore
figlie et armi del tempo, e quella corte
a cui né ferro né diamante è forte
assicurato m’han dal suo furore.
Quindi l’ali sicure a l’aria porgo,
né temo intoppo di cristall’ o vetro;
ma fendo i cieli, e a l’infinito m’ergo.
E mentre dal mio globo a gli altri scorgo,
e per l’eterio campo oltre penetro:
Quel ch’altri lungi vede, lascio a tergo.