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di Salvo Carfì
«Allora, se il reparto è un lager, l’ospedale non funziona, che facciamo? Aboliamo l’ospedale? Io non so se questa è fatuità, ma so che invece bisogna dire: miglioriamo le condizioni dell’organizzazione dell’ospedale per permettere agli psichiatri di fare psichiatria, cioè di curare. Se il reparto di cardiochirurgia non funziona che facciamo? Aboliamo il reparto?» Intervista di D. Coccoli a Massimo Fagioli su Left del 28 febbraio
In questi giorni l’informazione mediatica “ha scoperto” che stasera chiuderanno gli OPG, ovvero i manicomi criminali. Su la Stampa leggiamo : «Con la nuova legge molti internati pericolosi usciranno» e ovviamente ce ne preoccupiamo.
Dove andrà «il “cannibale di Pineto”, che quattro anni fa tentò di uccidere una donna per poi cibarsene, recluso nell’Ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa»? E «il “pugile omicida”, che ha visto il diavolo mentre massacrava a mani nude una filippina di 41 anni» ce lo ritroveremo sull’ascensore di casa? Mia nonna avrà accanto la «badante ucraina di 33 anni, che quattro anni fa esatti uccise con dieci coltellate l’ottantottenne che accudiva perché “spinta dai vampiri”»?
Sono queste le domande che si fa la gente al mercato angosciata da questo “tutti a casa appassionatamente”.
Come abbiamo già raccontato in due articoli (leggi Qui e Qui) un codicillo di legge prevede la sparizione degli OPG e il relativo spostamento dei 741 pazienti che ancora ci vivono nelle REMS ovvero le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza detentive che dovrebbero – e il condizionale è d’obbligo – essere dotate di sistemi anti-evasione. «Ma a causa di una norma contenuta nella legge, scrive all’Associazione nazionale magistrati, il giudice del Tribunale di Roma, Paola Di Nicola, “siamo tenuti a revocare le misure di sicurezza per internati pericolosi che abbiano superato il limite massimo della pena edittale”. Quella che avrebbero dovuto scontare in carcere se fossero stati in grado di intendere e di volere». Così scrive Paolo Russo su la Stampa in rete e aggiunge «In Lombardia una delibera prevede che a Castiglione si cambi targa, passando dalla scritta Opg a Rems. Come dire: “cambiare tutto perché non cambi nulla”». Appunto!!!
Il Sole di domenica (29.3.15) un articolo firmato Gilberto Corbellini e Elisabetta Sirgiovanni, dal titolo che non lascia dubbi “Un errore simile fu fatto ai tempi della legge 180” approfondisce l’argomento.
«Non è il caso di cadere negli stessi errori della legge 180, impropriamente chiamata Basaglia e approvata nel clima politico tormentato del 1978» scrivono i giornalisti che qualche paragrafo prima avevano spiegato bene qual era il vulnus basagliano ciò la lesione del diritto sacrosanto dei cittadini ad essere protetti da pazzi criminali pericolosi: «Negli anni Sessanta (…) in Italia si affermava un movimento culturale, ispirato al pensiero di Franco Basaglia, avverso ai manicomi in quanto frutto anche se non soprattutto di una concezione medica della malattia mentale. Queste idee contenevano gravi errori, dovuti a pregiudizi anti-illuministi e antiscientifici.
Quello che il clima ideologico anti-asili degli anni Settanta ha diffuso in Italia è un ragionamento infondato e insidioso, oltre che ascientifico: collegare l’attenzione etica al paziente neurologico e psichiatrico con l’idea falsa che le malattie mentali non esistano affatto e, in particolare, che non possano essere dannose per chi le ha e per coloro che gli sono intorno.
Come accade per qualunque malattia, non tutte le condizioni psichiatriche richiedono interventi o causano gravi sofferenze o predispongono a comportamenti gravemente dannosi per sé o per altri. Ma alcune di esse sì. Le malattie psichiatriche non sono il frutto dell’immaginazione dei clinici o peggio uno strumento di potere e repressione, perché quando è così non si tratta di malattie psichiatriche.»
Finalmente un po’ di buon senso.
Ma ora la frittata è fatta. A causa del “codicillo”, inserito frettolosamente nel decreto legge “svuota-carceri” del 22 dicembre 2011, n. 211, i pazienti più pericolosi verranno trasferiti nelle REMS … peccato che solo la metà delle regioni è pronta a gestire logisticamente questo pasticcio politico e il personale medico e infermieristico si dice impreparato. Inoltre secondo ciò che afferma il segretario nazionale della Società italiana psichiatria, Enrico Zanalda, intervistato da P. Russo «Per ora solo in Emilia Romagna [ le REMS] sono però pronte, in altre nove regioni ci si è limitati ad individuare dove aprirle e altrove non si è fatto nulla.»
Quindi c’è solo da sperare di non incontrare per strada un pazzo criminale che non abbia ancora trovato un “alloggio adeguato”.