Amedy Coulibalyi
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di Gian Carlo Zanon
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18 Gennaio 2015 – Sul Fatto quotidiano di ieri Furio Colombo risponde a un lettore indignato dal silenzio mediatico sull’uccisione dei quattro ebrei uccisi a Parigi nel negozio kosher dal complice dei fratelli Kouachi, gli autori della strage alla redazione di Charlie Hebdo. (la copia anastatica della lettera e della risposta sono in fondo all’articolo)
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Chi scrive la lettera afferma : «Quell’intenzione di uccidere era esclusiva come quella di uccidere Charbonnier (il direttore di Charlie Hebdo N. d. R.)». E questo è quantomeno inesatto. È inesatto perché l’intenzionalità era diametralmente opposta. Amedy Coulibalyi, ha ammazzato individui che si trovavano casualmente in quel luogo con un triplice scopo: a) seminare il terrore, b)uccidere dei “nemici” dell’Islam, c) confondere le forze di sicurezza e la polizia. I fratelli Kouachi avevano un bersaglio ben preciso: la redazione di Charlie Hebdo. Gli altri individui assassinati erano solo un mero ostacolo tra le loro armi e la redazione colpevole di blasfemia. Coulibalyi, invece colpiva a caso una categoria sociale colpevole, a suo giudizio, di appartenere ad un gruppo religioso in guerra con l’islam.
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Tutti e tre erano senza dubbio malati di mente come tutti coloro che annullano la realtà umana riducendola a mero bersaglio: i quattro ammazzati nel negozio non erano esseri umani ma genericamente ebrei; i redattori di Charlie Hebdo non erano esseri umani ma genericamente blasfemi da eliminare.
La reazione sociale di fronte a questi due casi è – non so se giustamente – ovviamente diversa: diversa l’intenzionalità contenuta nei due crimini e gli obiettivi, ergo diversa la reazione sociale. Ma le cose non sono né così lineari né così semplici. La verità è molto più complessa e sfaccettata e sarà necessaria tutta quell’intelligenza che Furio Colombo evoca nella sua risposta alla lettera per decifrare i due tragici accadimenti, ma che poi utilizza con estrema parsimonia.
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L’angoscia sociale, che prende corpo in risposta ad uno stimolo di questo genere, sale quando un delitto efferato viene compiuto ciecamente, senza un movente. Se un criminale durante una rapina uccide una guardia giurata o uccide la persona rapita per un riscatto, la società non si angoscia perché nella mente lucida del delinquente c’è un movente che è quello di arricchirsi. Inoltre le persone uccise fanno parte di categorie ben precise: guardia giurata, persona ricca e non cittadini generici. Nell’atto criminale c’è una logica legata alla ragione, c’è lucidità di pensiero, un obiettivo utilitaristico. L’assassino o gli assassini non sparano nel mucchio , non c’è casualità né un fato che intervenga a decidere le sorti di individui scelti dal caso.
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Come ho già detto tutti coloro che annullano la realtà umana e poi distruggono fisicamente esseri umani sono dei malati di mente. Ma la cultura dominate, e quindi il pensiero comune, distingue il delinquente che uccide per denaro da quello che uccide ciecamente senza alcun movente o per un movente incomprensibile come quello di uccidere delle persone “colpevoli” di disegnare Maometto. L’uccisione dei quattro ebrei uccisi nel negozio kosher ha una “logica comprensibile”: gli ebrei sono in guerra con i mussulmani.
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Questo è ciò che viene percepito dalla società europea e dalla cultura occidentale. La reazione, quindi, è quella di marciare al grido di “Je suis Charlie” e non al grido di “io sono ebreo” .
D’altronde Furio Colombo e il lettore che a lui si rivolge dimenticano che nessuno ha marciato nei giorni dell’infamia al grido “sono un palestinese di Gaza” morto ammazzato a causa della politica espansionistica del governo israeliano votato e sostenuto dalla maggioranza dal popolo dello stato d’Israele.
Giustamente Colombo si ricorda la vicenda del dirottamento dell’aereo TWA e le immagine delle assistenti di volo che consegnavano i passaporti dei passeggeri allo scopo di far identificare dai terroristi islamici gli ebrei che poi sarebbero stati uccisi.
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Il ricordo di Colombo mi fa venire alla mente un fatto narrato da Hannah Arendt nelle pagine di La Banalità del male: durante il nazifascismo in tutta Europa i rappresentanti delle comunità israelitiche, su richiesta della Gestapo, compilavano le liste scegliendo il destino dei loro correligionari che venivano mandati nei cosiddetti campi di lavoro. Quindi, parafrasando Colombo, potrei scrivere “la cooperazione ha funzionato e la Gestapo ha ringraziato ed eseguito”.
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