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di Gian Carlo Zanon
Ieri (19 novembre) in un’intervista di Antonello Caporale a Amalia Signorelli pubblicata sul Fatto, si fa un’analisi, a mio avviso troppo superficiale, sugli accadimenti di Tor Sapienza. Questo articolo, del giorno precedente, dà un’altra interpretazione dei fatti e li approfondisce.
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Brevemente: l’altro ieri a Tor Sapienza, banlieue romana, ieri al quartiere milanese del Giambellino ci sono stati scontri con la polizia. Sarebbe un grave errore sovrapporre i due accadimenti.
A Roma non c’è rivolta, o ribellione come strillano i titoli di giornali. C’è l’infamia di un gruppo di individui neo-nazisti che attacca vigliaccamente delle persone inermi. Prova ne è la presenza di Borghezio che si è fatto accompagnare da alcuni rappresentanti del movimento di estrema destra Casa Pound. Chi ha visto i reportage televisivi, se non è cieco e sordo, avrà notato il clima attorno al centro di accoglienza; avrà udito il contenuto delle urla e delle interviste contro le persone residenti in quella struttura: avrà visto alcuni violenti che scagliavano sassi contro degli inermi.
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Ribellione è un’altra cosa: è la rivolta di Spartacus, sono i sassi dei ragazzini palestinesi, è il «mi ribello dunque siamo» di Albert Camus, è il naturale insorgere della Resistenza. Nella ribellione c’è sempre un debole che dice no e si rivolta contro un sopruso, non c’è mai un attacco vigliacco contro chi è più debole. A Roma la polizia si fa scudo per proteggere i deboli, a Milano no.
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I ragazzi del centro accoglienza aggrediti dai razzisti vengono trasferiti in altra sede
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Al quartiere Giambellino, la violenza nasce dalla rabbia per un’ingiustizia subita. Con tutti i distinguo del caso, la ribellione nasce perché c’è gente buttata per strada, famiglie intere che non troveranno più una casa dove abitare.
I ragazzi che si frappongono tra polizia e sfrattati vogliono, con tutti i distinguo del caso, dare una mano a chi non avrà più casa. Al Giambellino ci sono gli Antagonisti che hanno in testa idea di eguaglianza umana e di equità sociale, a Tor Sapienza c’è un ragazzone grande e grosso fotografato dalla penna tagliente di un giornalista che si comporta e parla come un nazista: «Alessio, due molossi al guinzaglio, cento chili strizzati in una maglia degli All Blacks, declama: “Senza bruciare nessuno nell’acido, però ognuno se ne torna a casa sua. Questo è il primo passo, via ‘sta gente. Poi via gli zingari e i trans dalla Prenestina”». Alessio te lo trovi nel traffico, arrogante e violento, e se non gli dai strada ti massacra di botte.
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Brevemente: distinguiamo la rivolta per l’ingiustizia dall’infamia dei razzisti, come dovremmo distinguere i Partigiani dai Repubblichini di Salò.
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18 novembre 2014- (h 11.18)
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