Abbiamo pensato di invitare i nostri autori, ma anche i nostri lettori, a partecipare ad una ricerca sulla sinistra, focalizzando l’analisi sul periodo che va dalla fondazione del Pci, 1921, a tutt’oggi.
Per rimanere fedeli al sottotitolo del nostro sito – “Diario polifonico” – abbiamo pensato di proporre l’immagine di un “mosaico polifonico” in divenire, di cui ognuno può creare una parte partendo dalla propria esperienza-sapienza personale. Non pensiamo certamente a un mosaico compiuto in tutte le sue parti, ma un’immagine della sinistra osservata dal punto di vista di chi porrà le proprie tessere in questo scenario.
di Gian Carlo Zanon
Ho letto ora gli appunti presi al Politicamp civatiano di Livorno durante il brevissimo intervento di Enzo Marzo (vedi l’intervento sul video a ore 1 e 53 min.) che mi hanno dato modo di approfondire il dramma del cattocomunismo ormai trionfante. Ci sono persone che inquinano la cultura con parole che odorano di aria fritta, E. Marzo non è uno di questi. Come non lo è Alessandro Giglioli.
«L’importante è che abbiate ben chiaro qual è il confine oltre il quale si diventa complici (…)» – ha detto il 13 luglio Giglioli a Livorno alla platea in maggioranza Pd.
Appunto, dato che non voglio diventare complice della catastrofe democratica che il Pd di Renzi e addentellati stanno portando a termine in Italia, cerco di creare una linea di demarcazione netta tra ciò che penso e scrivo e ciò che credono e scrivono e diffondono , spesso in mala fede, gli informatori mediatici. Non voglio neppure finire stritolato nel maelstrom della storia di un partito che ha perduto dalla morte di Gramsci un nocchiero capace di manovrare la nave della sinistra tra le acque del pensiero politico e sociale.
Avete mai giocato a quel gioco stupido stampato sulla settimana enigmistica in cui per far apparire un’immagine si devono tracciare con una penna delle linee seguendo una serie di numeri sparsi dal numero uno al numero più alto? In questi giorni ho trovato dei punti mancanti senza i quali l’immagine della realtà politica appariva ancora sfocata e poco intellegibile. Mi mancavano dei dati per andare più a fondo a questa storia dei compromessi di Togliatti con il mondo cattolico, iniziati con la “svolta di Salerno” e continuati col cattocomunismo del Pci-Pd, ma anche di Sel. Dati che mi facessero capire perché gli epigoni del Migliore mostrano sempre più palesemente la propria vocazione al cattocomunismo.
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Lo definisco cattocomunismo perché non ho altre parole per definirlo … in effetti questo mostro ora al Governo – che i media definiscono centrosinistra – del cattolicesimo e del comunismo in senso stretto, ha estratto solo ciò che di peggio contengono i due sistemi filosofici. Mi riferisco alla visione totalitarista e dogmatica comunista e cattolica che elimina dai suoi orizzonti qualunque espressione di libertà individuale e artistica dell’essere umano. Libertà individuale e artistica che sposta i confini dell’umano verso l’infinito.
Solo un cieco potrebbe non accorgersi che viviamo di fatto in una teocrazia, ma pochi si sono resi conto che questa teocrazia è stata alimentata da quel partito che più di ogni altro è stato percepito come il rappresentante delle idee della sinistra che dovrebbero opporsi all’alienazione religiosa. Pochi hanno capito che tra Pci e Vaticano, dopo Gramsci, c’è sempre stata una tragicomica “Bonaccia delle Antille”.
E non si tratta solo di evidenziare i legami ideologici che, saldano la nomenclatura di padri, figli e nipoti del comunismo con la gerarchia cattolica. Potrebbe trattarsi di fatti puramente personali. Si tratta ora di guardare a fondo anche come le due ideologie siano divenute gemelle monocoriali, funzionali al mantenimento del potere della gerarchia cattolica e della nomenclatura comunista. Gerarchia e nomenclatura che da sempre hanno il ruolo di garante del capitalismo e oggi anche della nuova e aggressiva supremazia finanziaria globalizzata che vuole la distruzione lenta ma inesorabile delle democrazie occidentali. A cominciare da quelle più pervase politicamente da un pensiero religioso unilaterale con cascami comunisti.
« …non è un fatto casuale è un fatto di DNA, nel senso che c’è tutta una nomenclatura che è insensibile ai diritti civili.» Ha detto a Livorno Enzo Marzo, e diritti civili significa libertà individuale, concetto mai esistito nel cattolicesimo e sempre scomparso da tutti i luoghi in cui il comunismo è diventato tirannia, dall’Unione sovietica a Cuba.
«Questo discorso che faccio per il mondo comunista – ha continuato E. Marzo – io lo faccio esattamente per i cattolici, perché c’è il popolo dei credenti (…) e poi c’è la nomenclatura, la gerarchia. Ugualmente nel popolo della sinistra c’è stato questo: c’è stato il popolo della sinistra che è stato l’unico a credere nella democrazia negli anni ‘50 e ’60 e poi c’è stata e c’è la nomenclatura che è legata a quello schema profondissimamente illiberale.
Non è un caso che proprio quella forza politica (il Pci N.d.R.) non è riuscita ad introiettare nella modernità lo stato di diritto, le regole, e cose di questo genere perché aveva un altro fine (…)».
Poi, ricordando gli interventi di Nichi Vendola e di Gianni Cuperlo, che si erano succeduti sul palco prima di lui, Marzo ha affermato: «Io oggi ho sorriso quando ho sentito due dirigenti massimi della sinistra italiana : uno (Vendola) che diceva “ i diritti , l’eterologa” tutte queste cose qui … io vorrei sapere che cosa ha fatto la sinistra in tutto questo? Poi mi viene da ridere quando la stessa persona poi dedica l’aeroporto di Bari a quello che ha distrutto la Teologia della liberazione, quello che si vede sempre nella fotografia con Pinochet (Woytjla). Questa è la sinistra. – Ha detto sconsolato – L’altro (Cuperlo) invece dice : “ Berlinguer ci spingeva, ci diceva dovete pensare al futuro, ecc.” io c’ho i capelli bianchi e ho vissuto le lotte quo-ti-dia-ne che faceva il Pci di Berlinguer per trovare un qualunque compromesso sul divorzio. (..) E il partito della futurologia non aveva capito che il divorzio doveva essere … che eravamo l’ultimo paese al mondo, come oggi siamo l’ultimo paese al mondo per l’eterologa ecc.. Io ho sentito delle battaglia nella sinistra contro i televisori a colori. È questo il problema vero della sinistra.»
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Ha ragione E. Marzo, il vero problema della sinistra è il suo legame culturale con il cattolicesimo patriarcale e oscurantista, con cui non ha fatto mai veramente i conti. E i conti non si fanno chiudendo le Chiese, perché poi i conti non tornano se tre ragazze vengono mandate in Siberia per aver “profanato” un luogo in cui, in modo delirante, si pensa che abbia dimora una divinità.
Per capire ancora meglio inserisco alcune citazioni che Sonia Marzetti, una profonda studiosa sui rapporti tra Pci e Chiesa cattolica, ha postato un questi giorni su face book, dopo aver studiato il testo di Anna Tonelli, Gli irregolari – Amori comunisti ai tempi della guerra fredda, edizioni Laterza. «Nei quesiti dei comunisti è ancora evidente il peso della fede cristiana, rintracciabile nel tentativo di conciliare principi religiosi e materialismo storico. “È giusto – (…) ci si chiede nel 1948 su Vie Nuove – il concetto che il Comunismo è l’attuazione pratica dei principi del Cristianesimo, in quanto predicatore di pace, fratellanza e uguaglianza umana?” Una domanda che già nel mettere la maiuscola alle due fedi – Comunismo e Cristianesimo – evidenzia una equiparazione di visioni e comportamenti. È significativa la collocazione temporale di tali interrogativi nel 1948, quando la contrapposizione tra cattolici e comunisti sul tema della famiglia diventa il motivo utilizzato nella campagna elettorale e, successivamente, nella contesa politica a tutti gli effetti…. Anche se le risposte tendono a evitare “miscugli e contaminazioni tra dottrine e correnti politiche e ideologiche e religione cattolica” l’intento è quello di cercare giustificazioni concilianti per non rinnegare la formazione cattolica di molti militanti comunisti».
Oggi il legame tragico tra i vecchi (Napolitano) e i nuovi (Renzi) uomini dell’appartato comunista, ridotto a guardiano del capitalismo, e il cattolicesimo è talmente palese che nessuno lo nota più. Chi usa la parola cattocomunista in senso negativo è messo alla gogna mediatica da, neanche a dirlo, pezzi arrugginiti della nomenclatura come l’ex direttore de L’Unità Emanuele Maccaluso, che sulle pagine di Venerdì di Repubblica ha nuovamente santificato Togliatti e Berlinguer, insultando volgarmente chi ha capito prima di ogni altro che il cattocomunismo è un cancro politico: lo Psichiatra Massimo Fagioli.
E La Repubblica è in mano a Scalfari, e Macaluso è amico di Napolitano , e Napolitano ha dato il mandato a Renzi, e Renzi era un boy scout, e i boy scout … scrive Renzi nella prefazione alla ristampa di Destra e sinistra di Bobbio «solo papa Francesco con calore riesce a parlare la lingua della solidarietà» et voilà! Ecco trasformato il diritto di eguaglianza in una non bene identificata solidarietà cristiana da ridistribuirsi con 8 X 1000, magari rinforzato: un po’ di cibo per gli ultimi nelle mense Caritas, un po’ di denaro nelle banche per riciclare il denaro della criminalità organizzata, un po’ per le armi per “difendere la cristianità” come continua a succedere in Rwanda.
Una doppia e micidiale catena quella del cattocomunismo, con un disegno preciso di cui si vedono le tappe raggiunte una dopo l’altra per sua realizzazione. Si continue piccole e costanti tappe, perché non è che lo sterminio degli ebrei sia iniziato da un giorno all’altro, prima ci sono stati anni di lavoro capillare sul linguaggio e sulla cultura per trasformare la percezione degli esseri umani in bestie. Una volta mutata la percezione che i tedeschi avevano del popolo semitico, poi è stato facile fargli accettare lo sterminio di “animali” inutili.
I cattocomunisti lo sanno, lo hanno sperimentato per anni, che non devono temere le masse. Le masse sono purtroppo vittime precoci dell’alienazione religiosa che li rende schiavi di dei ed “eroi” creati dalla propaganda culturale sui quali alienano le loro speranze monche di identità individuale. Li vediamo dare la mano a Renzi, far baciare i propri figli strillanti da Bergoglio, e andarsene tutti soddisfatti di aver realizzato la propria esistenza … lo so è tragico ma è così.
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I cattocomunisti hanno paura solo di quelle persone, tante o poche che siano, che hanno saputo conservare una realtà umana che sa rifiutare l’inumano. E quindi posseggono quell’onestà intellettuale che non permette loro di chiudere gli occhi sulla realtà sociale, politica, umana, né tanto meno permette loro di annullarla. È per questo che il comunismo – intendo quello che si è istituzionalizzato in modo totalitario come in Unione sovietica – e il cattolicesimo hanno come bersaglio l’eliminazione del nucleo fondante la realtà umana: il suo essere sociale che sa che la propria realizzazione umana non può prescindere dalla ricerca di una propria libertà personale e dall’eguaglianza primaria con gli altri esseri umani. Le due cose devono necessariamente coincidere altrimenti gli scenari sono quelli di 1984 George Orwell lo scrittore miracolosamente scampato ai massacri in Spagna del 1936 di anarchici e trotskisti ordinati da Stalin, che già intravedeva i patti di spartizione geopolitici dell’Europa realizzati poi con il patto Molotov-Ribbentrop, Hitler-Stalin.
La dottrina cattolica obbliga ad amare in primo luogo la divinità cristiana ed ad aspirare all’aldilà felice; quel comunismo obbligava ad annullarsi per “il bene della società”, obbligava ad essere una formica senz’anima del grande formicaio, “per il sol dell’avvenire”.
Entrambi non hanno bisogno di eroi, hanno bisogno di “ultimi” senza una propria identità individuale che annullino se stessi per un dio inesistente o per una ragione di stato creata appositamente, di volta in volta, dalla nomenclatura.
31 luglio 2014
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