di Gian Carlo Zanon
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Qualche giorno fa ad un reading di poesia ho conosciuto Giacomo, un anziano militante comunista, che è stato anche deputato nelle file del Pci. Era accompagnato da amiche comuni e quando ho parlato del vizio di dedicare il mio tempo e la mia mente a moltissimi temi senza decidere di focalizzare la mia attenzione e i miei studi per cercare di portare a termine un vero e proprio progetto, egli, per decifrare la mia “ossessione”, ha usato la parola: “incompiuto”. Per lui quel tipo di incompiutezza era un valore non una carenza di volontà.
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È vero, la realtà è troppo vasta perché ci si possa accontentare di una piccola porzione di essa. La realtà umana, che dà forma e contenuti al sociale, è, nel bene nel male, in continuo movimento … e quindi incompiuta. Non rimane che abbondonarsi al divenire di cui parlava Eraclito e assaporare le mutazioni che avvengono dentro e fuori di noi … in realtà le cose sono molto più complicate, perché noi non siamo solo oggetti che si fanno trasportare dalla corrente della storia, siamo anche i motori di quella storia in divenire. Appunto, “La storia siamo noi” cantava De Gregori, e l’essere umano non è «… come gli animali, oggetto passivo di fronte alla natura non umana».[1]
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So che l’anziano comunista che ho incontrato è stato sempre “di sinistra”, e so che ha scelto, partecipando al dibattito politico, di volta in volta di stare con quel partito, o con quella corrente di quel partito, che corrispondeva a ciò che, secondo lui, aveva le carte in regola per definirsi di sinistra. Quindi Giacomo, come il Faust[2], ha convissuto e continua a convivere con una identità umana “incompiuta”, sempre alla ricerca di un’entità politica nella quale alienare l’idea di sinistra che egli ha in sé.
Ho trovato un suo appello, del febbraio del 2013, in sostegno di due candidati di Sinistra Ecologia Libertà, in cui la sua inesausta ricerca di una identità di sinistra è evidente: «(…) La crisi morale, politica ed economica – scriveva Giacomo – infierisce sui luoghi territoriali e sociali più deboli, sui corpi e sulle menti. Accresce le derive depressive e subalterne. Tutto questo fa sorgere un più forte bisogno di sinistra. Di una Sinistra con marcati connotati alternativi rispetto ai processi che si sono venuti affermando, a partire dalla metà degli anni settanta, sull’onda di un neoliberismo proveniente dal mondo e, ovviamente, da una Storia, peraltro non irresistibile. La vulgata che non esiste distinzione tra destra e sinistra è un inganno. Bobbio ripeteva che la distinzione tra destra e sinistra esiste e chi dice che non esiste è di destra. Il cuore della distinzione risiede nel fare, da parte della Sinistra, dell’uguaglianza, del lavoro, del diritto all’ambiente, alla conoscenza, alla salute i punti di riferimento della libertà, della dignità e della democrazia partecipata. (…) La corruzione è organica al capitalismo, tanto che in America e nell’Italia berlusconiana, le pratiche corruttive si chiamano lobbies e sono legittimate. Ecco perché bisogna procedere attraverso riforme serie e profonde e costruire un nuovo modo di produrre, di distribuire, di consumare: insomma di vivere.»
Mi sembra che Giacomo abbia ben chiaro sia che la sinistra è tuttora ben esistente, sia che essa è incompiuta.
In questi giorni tra lo smarrimento dei suoi militanti, Sel che era il “partito che rappresentava politicamente la sinistra più a sinistra”, sta, tra il fuggi fuggi generale, franando su se stesso.
Pur partecipando culturalmente al dibattito politico sulla sinistra, non possiedo una conoscenza approfondita delle strategie politiche intese come tatticismi per creare o mantenere potere e privilegi. So però che anche i tatticismi sono composti di moventi coscienti e intenzionalità non coscienti. E allora penso che si debba andare a vedere queste qualità che sovraintendono le strategie politiche che potrebbero essere persino legittimate da buone intenzioni.
Cosa ne sarà di Sel non lo so; so, solo per sentito dire, che all’evento della sinistra “è possibile” organizzato da Pippo Civati, che si svolgerà a Livorno dall’11 al 13 luglio, Gennaro Migliore non andrà. Se fosse vero vuol dire che l’ex capogruppo di Sel alla Camera sta salendo sul carro dei renziani, e questo, se fosse vero, non gli farà di certo onore. Un uccellino mi ha raccontato che ci andrà Nicola Fratoianni e che Nichi Vendola si è autoinvitato e che Civati non ha saputo dirgli di no: troppo politically correct, e questo potrebbe costargli molto in credibilità … a me è già passata la voglia … ma vedremo che succede. Da qui all’11 può succedere di tutto.
Lascio volentieri la politica palaziale e i suoi intrighi perché non è il mio elemento e provo a fissare con il pensiero articolato pensieri su quella sinistra di cui parlava il compagno Giacomo.
Nel febbraio del 2014 anche Matteo Renzi, come aveva fatto un anno prima Giacomo, parla di sinistra e destra. Il presidente del consiglio parla di questo argomento nella prefazione al celeberrimo libro di Norberto Bobbio Destra e sinistra ripubblicato da Donzelli. Gli fa buona compagnia Daniel Cohn-Bendit, filo-pedofilo dichiarato, in un commento inserito dall’editore nella nuova pubblicazione.
Anche Renzi vede la sinistra non come un «museo» ma come una «frontiera» un «laboratorio, sempre in trasformazione». E quindi scrive la sinistra «Deve accettare di vivere il costante movimento dei tempi presenti e accoglierlo come una benedizione e non come un intralcio. È questo straordinario, irrefrenabile movimento che sfonda la vecchia bidimensionalità della diade destra/sinistra e le dà temporalità e nuova forza.»
Quindi Renzi, pur avendo ben chiaro che la sinistra non è monolitica, al contrario di ciò che pensa Giacomo, afferma che le categorie destra e sinistra, proprio per il loro movimento inarrestabile, non possano più rappresentare una dialettica sociale ed economica: «Serve una narrazione temporale, dinamica, più ricca.» scrive Renzi, perché non esistendo più, secondo lui, «Quei blocchi sociali che prima rendevano tutto più semplice» è inevitabile che «la coppia eguaglianza/diseguaglianza non riesca a riassorbire integralmente la distinzione destra/sinistra».
E allora ecco che Renzi tira fuori dal cappello nuove categorie in grado, secondo lui, di narrare meglio la realtà politica e sociale in continuo movimento: «Merito-ambizione; aperto/chiuso; avanti/indietro; innovazione/conservazione; movimento/stagnazione ».
Seguendo la sua logica Renzi dice: se esiste una diseguaglianza non è più tra classi sociali ormai insistenti, ma è quella degli ultimi e, scrive «solo papa Francesco con calore riesce a parlare la lingua della solidarietà ».
Quindi per il grande statista cattolico Renzi non ci sono più le classi sociali in dialettica tra loro, ma i “primi” e gli “ultimi”, che come si sa, post-mortem, saranno i primi. Ma questo a quanto pare per Renzi è un dettaglio ineludibile e quindi politicamente trascurabile!!!
Penso che ulteriori commenti siano superflui. Mentre scrivo renziani e berlusconidi stanno alzando ulteriormente il muro che divide i primi dagli ultimi: senato non eletto dai cittadini e immunità per senatori e deputati.
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Il disegno di Renzi e di chi è schierato e si schiererà con lui è palese: i cittadini-ultimi vanno allontanati dalla partecipazione attiva e deprivati dalla libertà politica che è quella di poter scegliere colei o colui che li rappresenta. È un ennesimo attacco, auspicato da quelle lobbies di cui scrive Giacomo, alla libertà politica intesa come possibilità di incidere, con il proprio voto o con altre forme di rappresentanza di sé, sulle scelte politiche. È un attacco all’eguaglianza perché allarga il divario tra “primi” e “ultimi”. E quindi è un attacco alla sinistra che è incardinata sui concetti di libertà e eguaglianza.
Ma è anche e soprattutto un ennesimo tentativo di annullare il senso della realtà umana che nasce con una “incoercibile pulsione all’eguaglianza”[3], o meglio con la “pulsione fantasia”[4] matrice di un un’idea di uguaglianza primaria che può dare alla sinistra la possibilità di essere, pur nel suo continuo divenire, ciò che non è mai stata.
2 luglio 2014
[1] Massimo Fagioli: La scissione diventa trasformazione su Left del 28 giugno 2014
[2] “E che puoi tu darmi, tu povero diavolo? Seppe mai un par tuo comprendere l’uomo nella sua sublime ricerca ? Hai tu cibi che non saziano, hai tu l’oro rosso che fugge tra le dita come l’argento vivo; hai tu il gioco al quale non si vince mai, la fanciulla che, tra le braccia dell’amante, già occhieggia con l’amante nuovo,: mi darai la fama che splende di celeste nume e si dilegua come meteora? — Mostrami il frutto che imputridisce prima d’essere colto; l’albero che ogni giorno rinverdisce.” W. Goethe – Faust – Einaudi editore – Settima ed. 1981 – pag. 47.
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[3] Luciano Canfora – Bologna giugno 2014 – Intervento alla presentazione del libro di Elisabetta Amalfitano Le gambe della sinistra – Video
[4] “Pulsione fantasia/fantasia di sparizione” è un concetto cardine della “Teoria della nascita” di Massimo Fagioli
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anna schettini
3 Luglio 2014 @ 04:26
bello il tuo racconto e le tue riflessioni. E l’incontro con Giacomo, che porta il mio stesso cognome, è stato ed è una vera scoperta. Un uomo davvero eccezionale, una vitalità., una preziosa miniera di conoscenza e di conoscenze, una particolare sensibilità umana e culturale.
Questi giorni l’ho sentito e rivisto, e resto incantata ogni volta dal suo raccontare passato presente e voglia di futuro, per una sinistra capace di essere in divenire sempre…Avremmo bisogno di comunisti come Giacomo, curiosi della vita e che sanno essere “sferici” nel pensare e nel rapportarsi agli altri, con assoluta apertura affettiva.
E’ stato il regalo più grande che Rosa, mi ha fatto. Conoscerlo è davvero è una risorsa. Condivido il tuo pensiero e pensieri..
Rosa Rivelli
4 Luglio 2014 @ 18:55
Caro Gian Carlo penso sia molto bello riuscire a far scaturire da un incontro una serie così fitta di riflessioni. E sulla capacità di incontrarsi potremmo a lungo parlare. Uno dei pregi di Giacomo Schettini è proprio questo saper stimolare il pensiero..la voglia di pensare. Il bisogno di scoprire, di stupirsi, di conoscere cosa pensa e sente la persona che ti sta difronte, rendendo così vera una relazione umana. E’ difficile dopo averci chiacchierato per un po’ non continuare a rimuginare le suggestioni che Giacomo dona. Incompiuto…ma anche inconcludenza. Provocazione, ribellione o necessità? Tu sai che sono iscritta e partecipo alla vita di SEL e ho trovato assolutamente inaccettabile il modo in cui è avvenuto l’esodo di quant* hanno scelto altre strade. E in politica il modo è sostanza. Pippo Civati un minuto dopo il tiro mancino di Renzi a danno di Letta citando Dante disse “..e il modo ancor m’offende”. Eventi che provocano traumi..come la storia ignobile dei 101 e la stroncatura, ancor prima che il Parlamento decidesse, di un governo di sinistra guidato da Bersani. E se diamo uno sguardo ai territori , le loro guerre fratricide arrivano persino alla consegna di amministrazioni locali al centro destra. Il quadro è fosco e i segnali che arrivano dall’ Europa, al di là dell’ilare faccia di Renzi e della propaganda ormai unanime non fanno presagire nulla di buono. Mi auguro che a Livorno qualche contraddizione venga superata. L’immunità viene ripristinata in Commissione. In Parlamento ci sono i numeri per tollerare anche qualche proprio ininfluente contrario (anzi possono persino dire di essere democratici) , così come la riforma del Senato e quella emerita schifezza di legge elettorale di cui stanno discutendo. A meno che, chi la pensa diversamente non organizzi alla luce del sole una efficace resistenza. Ti risparmio da ultimo facili commenti su chi è approdato direttamente da sel al pd , e non certo nell’area a sinistra di quel partito, portando a casa istantaneamente incarichi prestigiosi. Però ho sorriso (si fa per dire) per la trovata di evitare la S di sinistra nel nome del gruppo degli ex.. LeD si chiamano. E se ci fosse stata la S in mezzo? Non potremo mai “vedere di nascosto l’effetto che fa! “
Rosa