Articolo da Generación Y
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Alchimia e menzogna
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di Yoani Sánchez
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Viviamo in una società di alchimisti. Non trasformano il ferro in oro, però sono abili a rimpiazzare ingredienti e a adulterare quasi tutto. La loro meta è imbrogliare i clienti e rubare contemporaneamente allo stato. Per raggiungere i loro scopi utilizzano persino la tavola periodica di Mendeléyev alla ricerca di elementi che possano essere sostituiti con altri più economici.
Alcune di queste ingegnose formule meriterebbero un “anti Nobel” per la Chimica, specialmente per gli effetti negativi per la salute che causano. Per esempio il caso di una famosa ricetta per fare salsa di pomodoro che comprende barbabietole, patate dolci bollite, spezie, farina di mais e colorante rosso, di quello usato per i capelli. Quando qualche curioso osservatore domanda: “E il pomodoro?” Gli inventori rispondono con un rimbrotto: “No, non c’è il pomodoro”.
E così le strade sono piene di tubetti di colla che al momento di spremerli contengono soltanto aria. Confezioni di sciampo mescolato con detergenti per lavare gli indumenti. Saponi con trucioli di materiale plastico conglobati in fabbrica da addetti che rivendono la materia prima. Bottiglie di rum uscite da produzioni clandestine con alcol rubato negli ospedali e zucchero caramellato per simulare l’invecchiamento. Acqua imbottigliata, riempita in qualche rubinetto e messa in vendita sugli scaffali di molti mercati.
Per non parlare poi delle imitazioni dei sigari Cohiba e di altre marche, vendute agli ingenui turisti come se fossero autentici. Niente è quel che appare. Buona parte della popolazione accetta tali inganni sentendo una certa solidarietà con il truffatore. “Le persone devono pur vivere!”, giustificano la beffa, persino i più danneggiati.
Nel lungo elenco delle falsificazioni, il pane del razionamento occupa il primo posto. È il prodotto più contraffatto della nostro paniere alimentare, la cui formula originale ha deviato da decenni per colpa della standardizzazione e della deviazione delle risorse.
Nelle panetterie, gli “alchimisti” giungono a livelli di vera genialità. Aggiungono quantità enormi di lievito affinché l’impasto cresca a dismisura e si ottenga questo “pane d’aria”, che ci lascia le gengive dolenti e non sazia lo stomaco. Non parliamo poi della sostituzione della farina da infornare con altra usata nella fabbricazione di pasta e spaghetti. Con questo procedimento nella nostra bocca finisce qualcosa di duro, secco e senza nessun aroma. È meglio non guardare prima di mangiarselo perché l’aspetto è peggiore del sapore.
Se Paracelso resuscitasse, dovrebbe venire in questa Isola. Apprenderebbe moltissimo!
Traduzione di Nora H.
di Yoani Sánchez
Vivimos en una sociedad de alquimistas. No convierten el hierro en oro, pero son hábiles para reemplazar ingredientes y adulterar casi todo. Su meta es timar a cualquier cliente o robarle al mismísimo estado. Para lograrlo despliegan hasta la tabla periódica de Mendeléyev en busca de elementos que puedan ser sustituidos por otros más baratos.
Algunas de estas ingeniosas fórmulas merecerían un anti Nobel de Química, especialmente por los efectos negativos para la salud que llegan a causar. Como es el caso de una extendida receta para hacer salsa de tomate que incluye remolacha y boniato hervidos, especias, maicena y colorante rojo para el pelo. Cuando algún curioso observador pregunta ¿y tomate? los inventores responden casi con un regaño “no, tomate no lleva”.
Así las calles están llenas de tubos de pegamento que al exprimirlos sólo contienen aire. Pomos de champú mezclados con detergente de lavar ropa. Jabones con virutas de plástico agregadas en la fábrica por empleados que revenden la materia prima. Botellas de ron salidas de producciones clandestinas con alcohol de hospital y azúcar requemada para simular los añejos. Agua embotellada, rellenada en algún grifo y puesta a la venta en los estantes de tantos mercados.
Ni que decir de la imitaciones de tabacos Cohiba y demás marcas, vendidos a los ingenuos turistas como si fueran auténticos. Nada es lo que parece. Una buena parte de la población acepta estas engañifas y siente cierta solidaridad con el tramposo. “De algo tiene que vivir la gente”, justifican la tomadura de pelo, incluso los más damnificados.
Dentro de la larga lista de lo falseado, el pan del racionamiento ocupa el primer lugar. Se trata del producto más adulterado de nuestra canasta básica, cuya fórmula se extravió hace décadas por culpa de la estandarización y el desvío de recursos.
En las panaderías los “alquimistas” alcanzan niveles de verdadera genialidad. Agregan cantidades enormes de levadura para que la masa crezca con desmesura y se obtenga ese “pan de aire”, que nos deja las encías adoloridas y el estómago sin saciar. Ni hablar de sustituir la harina de hornear por otra usada en la fabricación de pastas y fideos. Con ese procedimiento en nuestra boca termina algo duro, seco y sin ningún aroma. Mejor no mirar antes de comérselo, porque la apariencia es peor que el sabor.
Si Paracelso resucitara, tendría que venir a esta Isla. ¡Aprendería tanto!
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