di Ludovico Franchesti
Questa ve la devo raccontare perché è troppo forte. Dunque da dove comincio … a sì, dal momento in cui vidi sulla scrivania di mio cugino il suo portatile collegato a face book. Mi avvicinai e vidi che tra i suoi contatti c’era un tizio … chiamiamolo Cacasenno, che aveva sulla sua bacheca face book una foto in cui figurava un gruppo di non ben definiti socialisti schierati su una via di Hammamet, probabilmente prospicente il cimitero in cui è sepolto Bettino Craxi buonanima, con tanto di bandiera stemmata e garofonata che garriva al vento e coronone di rossi garofani appena colti.
Ricordandomi il “supercazzola” di Amici miei di Monicelli, e gli scherzi goliardici messi in opera dal quartetto di amici annoiati, mi avventai sul computer e compulsivamente mi misi a scrivere. Non so bene perché ma mi uscì ‘sta cosa:
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«Due parole su Craxi Benedetto, il precorritore dei tempi, colui che inventò il partito azienda ora in gran voga.
Mentore di Berlusconi, padre di Brunetta , nonno di Renzi (che si è plasmato a sua immagine e somiglianza), egli seppe dar voce alla vera anima furbesca del popolo italiano, o perlomeno alla maggioranza di esso. Dopo di lui la politica, quella fatta di inutili utopie, di idee di eguaglianza, di libertà da realizzarsi assieme agli altri, fu messa finalmente in solaio insieme al grammofono di nonna.
Grazie alla sua opera di rottamatore ante litteram, a fatica oggi ricordiamo slogan inutili e ridondanti come “questione morale” o “distribuzione della ricchezza”.
Dopo di lui la realpolitik, all’italiana, regnò sovrana e ancor oggi gonfia le vele dei partiti ormai devenuti grandi aziende in cui i dipendenti, a secondo delle loro capacità manageriali, godono di grandi privilegi. Partiti stile craxiano in cui non albergano più vecchie e desuete e inghirlandate idee risalenti alla Rivoluzione francese, ai lasciti culturali della Resistenza. Da Craxi in poi la strategia politica fu quella del marketing che scopre i desiderata del popolo e ne fa, non realtà, ci mancherebbe, ma slogan per fidelizzare l’elettorato.
Come dimenticare quando egli, innocente come pochi, pochissimi, fu lapidato a suon di cento lire, al grido di “ladro, ladro” da uno sparuto di talebani della verità e della giustizia. Come dimenticare la sua fuga in Tunisia – che riecheggia la fuga in Egitto di un altro grande esule incompreso e crocifisso dalla giustizia degli uomini – dove il suo grande amico, e benefattore dell’umanità, Zine El-Abidine Ben Ali, (ora anch’egli ingiustamente caduto in disgrazia solo per aver impoverito il proprio paese) gli offrì una capanna dove rifugiarsi dai giudici italiani comunisti, al soldo della cieca giustizia che non sa vedere chi tra gli eguali è più eguale degli altri.
Come dimenticare la sua visione politica, che nell’84 determinò il taglio degli scatti di “scala mobile”, quell’assurda normativa che regalava alla vile classe dei lavoratori una iniqua equiparazione tra il loro potere di acquisto e il costo della vita; come dimenticare quello che verrà definito il “decisionismo craxiano” che irrideva all’inutile parlamentarismo d’accatto. Come dimenticare quando al Congresso del Psi, come fece in seguito Berlusconi e prima di lui solo Mussolini, spregiò l’inutile attività parlamentare volta a discutere «in materia di pollame, molluschi, prosciutto e scuole di chitarra.»
Questo grande statista scomparso come contumace dall’Italia, fu il grande demiurgo che usò fortemente i decreti legge, prima snobbati da smidollati che volevano discutere inutilmente in parlamento di cose già decise in ambiti privati.
Se oggi, in cima alla piramide di quello che fu un partito di sinistra, siede Matteo Renzi, lo dobbiamo a Craxi. E ce ne ricorderemo. Come il compianto statista scomparso ben tredici anni fa, quasi quattordici, egli gestirà il partito che si è conquistato col sudore della sua spaziosa fronte come una azienda che deve fare profitto. Una azienda in cui gli elettori sono clienti, le “idee” sono marketing, i dirigenti sono uomini e donne che portano utili alla azienda/partito. Un partito che “funziona craxianamente” è un partito che arricchisce i propri dipendenti. Un partito craxiano è un organismo non più bloccato da sogni rivoluzionari che lasciano il tempo che trovano , ma un partito in cui, in pieno stile liberista, tutti i dipendenti tirano l’acqua al proprio mulino creando così i presupposti per una crescita costante del proprio profitto e di conseguenza una crescita del partito.
Se non fosse stato per le calunnie che lo volevano protagonista di tangentopoli, di collusioni con la criminalità organizzata e con la Loggia P2 – calunnie che vennero incredibilmente credute dalle toghe rosse e che finirono per distruggere la sua sfolgorante carriera politica – egli ora avrebbe un posto nel Pantheon accanto ai Re d’Italia e la sua figura eroica sostituirebbe quella idealmente obsoleta della Resistenza.»
Dopo questa valanga di cazzate fascistoidi, pensai, a mio cugino arriveranno un domineiddio d’insulti. E già pregustavo lo scherzo quando nel giro di pochi minuti arriva la risposta di Cacasenno: ebbene questo signore, a cui senza dubbio manca il dono del comprendonio, invece di mandare il latore di quel testo che chiaramente si prendeva gioco dei craxisti che ancora pascolano nei declivi desolati del socialismo craxiano, a quel paese, che fa? Ebbene Cacasenno mi invita a partecipare sia al congresso di quel tipo di partito socialista (non ricordo la sigla), sia ad andare con lui ad Hammamet il 19 gennaio per la commemorazione della dipartita del suo idolo morto in contumacia.
Gli rispondo subito «non mancherò, ci mancherebbe», e attendo altri post.
Passa una mezzoretta, ricontrollo su face book se c’è qualcos’altro … e infatti ecco che accanto alla notizia del Corriere che strillava «Uno dei protagonisti della protesta delle «bocche cucite» al centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria è stato arrestato nella Capitale per danneggiamenti. (…) Lunedì 30, ubriaco e preso da una crisi di rabbia, ha buttato a terra e ribaltato in strada 16 bidoni dei rifiuti in ghisa e 14 motocicli in viale Guglielmo Marconi, a Roma.» Cacasenno posta questo testo:
«qui non si tratta di essere razzisti o buonisti (oltretutto un modo sbagliato di intendere i due termini) ma di essere realisti, coloro che non hanno un lavoro una casa non sono rifugiati politici devono andare nel loro paese perché oggettivamente o diventano sbandati o manovalanza per la criminalità (ma se delinquono anche un rifugiato politico deve andare a casa). QUESTO SI CHIAMA BUON SENSO é COSI DIFFICILE CAPIRLO E PRATICARLO ?»
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Io, pensando “mò ci vado giù duro così capiranno … e povero mi cugino” rispondo così
«Se ci fossero Craxi e Ben Alì, ci penserebbero loro a fermare i flussi migratori dal Nord Africa, esattamente come fecero Berlusconi e Gheddafi che fermavano i clandestini già al margine del deserto, per far in modo che non vedendo il mare non venissero loro in mente immonde idee di libertà e di sopravvivenza civile. I Cie libici funzionavano molto meglio di quelli italiani, nessuno poteva scappare impunemente – capirai dove andavano in mezzo al deserto – e prendere a calci le splendenti moto dei motociclisti italiani, che ora dovranno aggiustarsele a spese proprie perché certamente il palestinese povero com’è non li rimborserà. Fanno bene gli israeliani a creare i muri per non far passare nessuno che possa graffiare loro moto e automobili, ci vorrebbe un’altra bella Gaza “tipo soluzione finale” per risolvere il problema palestinese. È che non c’è più il senso dello stato, quello che ci ha insegnato Craxi e i suoi epigoni, primo fra tutti il suo caro e fedele amico Berlusconi che lo amò fino alla fine dei suoi giorni finiti in esilio.»
Niente! Quello non fa una piega e un suo camerata risponde composto ed educato:
«L’altro giorno al funerale di un trans c’erano la Kjenge e il nostro beneamato sindaco. Oggi ai funerali della piccola Stella uccisa, dico uccisa da un rumeno non c’era nessun rappresentante del governo. Ma che razza di gente abbiamo. Ma il comune si vuole costituire parte civile contro questa merda di assassino. Ma è mai possibile che prima o poi la gente perbene deve scendere in piazza per far rispettare la legge???????
Ed il prima possibile, onde evitare una guerra tra poveri , la gente è stanca di vedersi abbandonata dalle istituzioni e vedere invece che queste trovano e spendano soluzioni ottimali per questi disgraziati, perché oggi i veri disgraziati sono gli Italiani».
Due giorni dopo, si ripresenta l’occasione. Guardo il face book del cugino ignaro e tra bandiere con garofani e socialismo leggo un nuovo post:
«Le bugie hanno le gambe corte e poi si dice sono tutti uguali , non è vero, certo la giunta Storace ha avuto anche personaggi non sempre limpidi. Ma ha lavorato per risanare la sanità senza aumentare le tasse ai cittadini laziali la sana amministrazione è una cosa seria e non dovrebbe essere ne di sinistra ne di destra ma di uomini con senso di responsabilità per la cosa pubblica»
Rimango perplesso pensando: “ma sto minchione di Cacasenno non era socialista? Che cazzo c’entra mò Storace che è di destra? Che cazzo vuol dire che ha avuto ha avuto anche personaggi non sempre limpidi, ma … ”? Poi Clicco su “mi piace” e rispondo:
«Si è vero Storace è della stessa razza di Craxi: stessa onestà, stessa tempra politica, stessa visone sociale, stesso passato limpido; è che quelli come loro, i buoni padri di famiglia, come dice Giuseppe, (Giuseppe è quello che ce l’aveva con il ministro Kjenge che andava ai funerali dei trans) non vengono ascoltati e muoiono esiliati dalla comunità con disonore, che tristezza; ma quand’è che c’è quel viaggetto ad Hammamet? Che viene anche Storace? Magari!!! Ma non è che poi quando torniamo ci prendono per clandestini? Non vorrei mai essere paragonato ai clandestini, giusto?»
Quello crede che sto parlando sul serio … vengo sommerso da valanghe di mi piace “socialisti” ma non ottengo risposta.
Ci riprovo dopo poche ore. L’occasione è ghiotta: Cacasenno mette un link di un articolo di Feltri, titolato Io che azzannai il Cinghialone e non vidi gli orrori dei giudici. In questo articolo egli narra le vicissitudini della grazia non concessa a Craxi, tirando in ballo fior fior di politici e le loro defaillances. C’è n’è per tutti, in pieno stile feltriniano parla «del nemico Numero 1 (lui: Bettino)» e di Nicolò Amato l’eroe che avrebbe «rischiato la pelle e le palle» assumendosi la difesa del martire socialista e di «Francesco Rutelli, candidato vincente a sindaco di Roma, che gli pose l’aut aut: se difendi ancora Craxi, non farai l’assessore a Roma.»
In poche parole in questo articolo dal titolo lussureggiante Feltri difende a spada tratta Bettino Craxi «Craxi – scrive – era un colpevole predestinato, odiato e dunque condannato in partenza non per dei fatti criminali o perché si fosse accertato un reato, ma perché sì, perché era lui, era Bettino, aveva messo in crisi l’apparato di potere della sinistra e della magistratura, per di più pretendeva che la vera sinistra fosse il suo socialismo autonomista e non quella orfana dell’Urss, un attrezzo occidentale di tipo socialdemocratico.»
A questo punto mi armo di santa pazienza e scrivo in modo inequivocabile … per chi non ha perduto il senso delle cose:
«Grazie per avermi dato modo di leggere questo articolo: Scrive in questo articolo il grande giornalista Feltri nonché gran amico di Craxi : “Chiesi a Giulio Andreotti di scrivere sul tema per il Quotidiano Nazionale che allora dirigevo. Lo fece di buon grado. Chiese la grazia e usò parole nobili per l’antico avversario. Non arrivò nulla di nulla dal Quirinale, solo ipocrisia.”
Certo non capisco perché Feltri si meravigli del fatto che il quirinale non rispose . La grazia la deve chiedere il condannato e facendolo è come se si dichiarasse colpevole. Quindi, visto che Craxi credeva di essere innocente non chiese la grazia … o mi sbaglio. Giulio Andreotti che uscì illeso e per il rotto della cuffia da una condanna infamante cercò in tutti i modi di far avere la grazia al nostro Bettino, memore che l’indimenticato segretario del Psi cercò in tutti i modi di favorirlo politicamente. Craxi non si dimenticava degli amici, né degli amici degli amici.
Ma anche Berlusconi chiese la grazia per Craxi, sapendo che se ce ne fosse stata l’occasione Bettino si sarebbe lealmente comportato con lui allo stesso modo. E poi, come poteva lasciare solo il suo mentore . Ecco l’appello del Cavaliere al Capo dello Stato Ciampi “Che metta in campo ciò che la Costituzione assegna a lui. Affinché questa vicenda si possa risolvere presto, altrimenti rimarrà una macchia sulla storia d’ Italia, ma per fortuna non sulla nostra”. Certo Berlusconi non sapeva che la costituzione non dà modo di dare la grazia su richiesta altrui, ma vogliamo forse crocifiggerlo per questo piccolo errore?
Anche Casini chiese la grazia ed anche una amnistia per riportare il latitante … perdon, l’esule in Italia. Solo quel comunista di Veltroni si oppose ed anche il procuratore generale toga rossa di Milano Borrelli che dichiarò velenosamente: “Per me Craxi è soltanto un latitante, se lui preferisce qualificarsi come esule non ho niente da obiettare”. Invece il figlio Bobo si dichiarò contrario alla richiesta di grazia, che eroe, che fulgido esempio di amore figliale. Bobo in seguito, durante un convegno, dichiarò “E’ vero che arrivammo vicini alla possibilità che il Presidente della Repubblica potesse concedere la grazia. Era il 1999, Ciampi aveva fatto sapere che la sua disponibilità non sarebbe mancata, di fronte a una oggettiva richiesta di grazia. Ho letto che non si verificarono queste circostanze in seguito a un intervento maldestro di Berlusconi: le cose non stanno così, non vi fu responsabilità né politica né morale di nessuno”. (Lassù qualcuno ci guarda! N.d.R.)
In questa battaglia di civiltà, al fianco del grande giornalista Feltri ci furono Berlusconi, (come Craxi amico intimo dei leaders nordafricani) Casini, Andreotti, credo, ma non ne son sicuro, anche Dell’Utri grande amico di Bettino nostro, questi sono i grandi uomini di stato che si adoperarono per salvare quel galantuomo di Bettino Craxi che senza dubbio ora siederà alla destra del padre nostro.»
Pensai che l’ultima battuta fosse sufficientemente rivelatrice della presa per i fondelli … ma, a parte decine di “mi piace” in calce al mio post e grandi richieste da parte di socialistoidi di amicizia face book, niente, il vuoto assoluto. Questi non capivano!!!
Poi ci fu l’episodio della foto, qui sotto riportata, e il mio commento
«Pertini, grande presidente: l’immagine evidenzia cosa ha dovuto sopportare fino all’ultimo!!!»
Niente !!!
Dopo l’arresto del re dei rifiuti, il mio “compagno” “socialista” nonché amico face book, posta questo commento:
«Rifiuti.
Sono rimasto sconcertato per gli arresti avvenuti oggi.
Conosco l’avvocato Cerroni e Bruno Landi e li ho sempre considerati bravi amministratori in un settore difficile. Sono convinto che riusciranno a dimostrare la giustezza del loro operato.
Malagrotta per anni ha salvato Roma dal fare la fine di Napoli, e tutti quelli che sostengono che la centralità delle discariche è responsabilità dell’avvocato non sanno che la classe politica ha sempre avuto l’orticaria ad autorizzare gli impianti ea scegliere i siti. Se ci sono le discariche non è solo perché la raccolta differenziata è bassa ma anche perché mancano gli impianti.
Mi dispiace che venga tirato in ballo Mario Di Carlo, uno dei migliori amministratori che io abbia conosciuto nel Lazio, che non può difendersi, ed è vergognoso che nessuno dei suoi amici e allievi oggi abbia speso una sola parola in sua difesa.
Mi dispiace per due dirigenti della regione come De Fillippis e Fegatelli che ho sempre considerato bravi e capaci.
Ho fiducia nella magistratura e sono convinto che riusciranno a dimostrare la correttezza del loro operato».
Seguono un paio di post ( in nomi sono fittizi) anch’essi lussureggianti in difesa degli indagati e contro i giudici che li hanno fatti arrestare:
Mimì = Appunto, fiducia nella magistratura. Giuseppe, ma chi ha deciso per gli arresti? Io no. Adesso aspettiamo, intanto si va in galera subendo la gogna.
Cocò = La solita solfa. Vergogna.
Ai quali mi accodo ormai sconfortato e quasi annoiato
« … si confermo senza dubbio l’avvocato Cerroni e Bruno Landi sono da considerare bravi amministratori in un settore difficile. Penso che siano onesti almeno quanto lo fu il presidente del consiglio Bettino Craxi buonanima»
Dopo circa due settimane da incubo senza fine, in cui avevo ormai perso ogni speranza nell’intelligenza del genere umano, meglio se maschile, la liberazione: il mio amico face book nonché “compagno socialista”, posta questo collage di immagini e parole in difesa del continuatore politico del martire Craxi Bettino:
Sotto l’immagine scrive in modo sibillino :
«Non so perché ma credo che quest’uomo sia l’anima nera del nostro Paese, forse anche contro la sua stessa volontà.»
Io, svogliatamente, posto questo commento
«Silvio il grande amico del grande Bettino l’eretico morto contumace solo e dimenticato da tutti ma non dai suoi fedeli camerati»
E finalmente qualcuno si accorge di me, o meglio del mio ignaro cugino di cui avevo usurpato le amicizie face book. Un avventore, amico e compagno socialista e camerata craxista di Cacasenno, chiamiamolo Bertoldo, che probabilmente dubitava da qualche tempo della mia fede craxiana, risponde al mio post:
«Caro “compagno” (e mette il nome di mio cugino), ho fatto un breve excursus nella tua bacheca, mi dispiace e non so nemmeno come potertelo dire, ma purtroppo prima o poi qualcuno te lo dovrà dire e tu comunque lo dovrai sapere: l’ideologia di Gramsci e Toglietti è definitivamente tramontata.
Bettino Craxi, vuoi o non vuoi, era un Socialista, l’attuale segretario di quello che era il partito di Togliatti è un democristiano (Renzi), mentre il più qualificato politico di riferimento nel governo di quel partito, invece, è un democristiano (Letta).
Se ti va ancora di ridere fallo pure, divertiti; ma se ti diverti per queste cose mi sorge un dubbio: non è che per caso ti fai?»
E così inizia una interscambio di messaggi tragicomici al limite del surreale con calembours annessi, fino ad esaurimento del mio caro, caro antagonista Bertoldo
«Caro Bertoldo, sono d’accordo con te, e come non potrei pensare che … com’è che hai scritto, a sì , che : “l’ideologia di Gramsci e Toglietti è definitivamente tramontata” mentre , Bettino Crexi, vuoi o non vuoi, era un Socialista come lo fu, vuoi o non vuoi, anche il rimpianto Benito Mussoleni. Mai, come quando appartenne a Craxi, la parola Socialista si elevò così in elto verso il Sol dell’evvenir.
PS non ho capito la frase “non è che per caso ti fai?” Vorresti spiegarmela per cortesia compegno. Non ho capito neppure perché mi dovrei divertire. Mica siamo dentro una barzelletta … o no?»
Risponde l’indignato Bertoldo «parli dell’amicizia di Craxi come se fosse un demerito; è stato, invece, un grande statista socialista. Lo denigrano solamente i post, ex, quasi, neo comunisti. È un piacere avere la disapprovazione degli eredi di Togliatti e Gramisci. Gramsci e Togliatti e i suoi seguaci a mio giudizio rappresentano il punto più basso della politica.
Ti rallegri e sei felice che Craxi sia finito in disgrazia, mentre la parabola del PCI, PDS, DS, PD, che è cominciata con Togliatti ed è finita con Renzi ti lascia indifferente, è evidente che non ti rendi conto della situazione, è evidente che c’è qualcosa che non va.
Mussolini? era un socialista.
Una barzelletta? la parabola del PCI…. PD. »
Io rispondo «Caro Bertoldo, vedo che mi hai inserito, bontà tua , nella categoria dei “post, ex, quasi, neo comunisti.” Hai anche deciso che sono un seguace di Gramsci e Togliatti. Bene ora, visto che conosci così bene i miei gusti, mi dici per cortesia cosa devo mangiare a pranzo e cosa deve mettere stasera per la festa di compleanno del mio amico Pino: vado sul classico oppure mi vedi meglio con un maglioncino stile Markionne? Forse stile Markionne è meglio, fa più craximan. Che dici?»
Non capendo il senso, dev’essere una caratteristica socialista quella di non capire il senso, Bertoldo risponde in modo confuso: «quello che vuoi gustare a pranzo o a cena è affare tuo; quello che vuoi indossare nelle varie occasioni è affare tuo; a me basta ed è un’enorme soddisfazione che quelli che prima si davano le arie di primi della classe si continuano a dare le arie di primi della classe, ma quantomeno oggi sconfessano e prendono le distanze dalla propria ideologia.»
«si d’accordo Bertoldo – gli scrivo – anche se non ho capito cosa vuoi dire con questa insalata di parole, d’accordo, come vuoi tu … ma … che mi metto stasera per la festa di compleanno del mio amico Pino? Sto in ansia!!!»
Poi cala il sipario su questa squallida commedia che ha per protagonisti gli epigoni del post craxismo che si ostinano a definirsi socialisti …
18 marzo 2014
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klement
28 Febbraio 2014 @ 08:25
Fa meno danni una Via Craxi a Hammamet che una via.. d’acqua a Milano non intitolata a Craxi ma voluta dal craxiano Biscardini con megalomania e spettacolarizzazione del craxismo doc, pensando che buttare all’aria la città sia facile come il restyling del garofano. Milano città d’acqua va bene per epigoni della Milano da bere
XXX
28 Febbraio 2014 @ 10:36
Sono pienamente d’accordo, però anche la strada ad Hammamet …
Giulia D.B.
Renato Conte
30 Novembre 2016 @ 15:06
Capita di imbattersi sui social, come sui marciapiedi, con escrementi che dovrebbero non dovrebbero offendere ne i luoghi del confronto ne le vie di transito civile. Ma tant’e’, succede e come ogni persona civile, pur con il voltastomaco, evito è vado oltre. Purtroppo, chi può mai evitare che qualcuno, imbratti per livore ed infelicità oppure solo per mancanza di senso civico, i luoghi della comune rispettabile convivenza ?
Dalla Redazione
30 Novembre 2016 @ 15:57
capita, capita