• Yoani Sánchez – Delusioni e speranze di una poetessa cubana

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    Pubblichiamo questo articolo di Yoani Sánchez, in cui la pasionaria cubana,  descrive un possibile prossimo futuro dell’Isola. Lei parla di vaticini, di possibili scenari, di predizioni, di Nostradamus delusi e di àuguri sprovveduti. Yoani Sánchez come il poeta veggente immagina: «J’ai vu le soleil bas, taché d’horreurs mystiques», e “vede” ciò che diverrà Cuba in futuro. Il punto da cui scruta l’orizzonte non è Le bateau ivre. Il suo punto d’osservazione sono le strade, gli uffici amministrativi, gli ospedali di La Habana, in cui vivono i suoi concittadini.

     

    Da questa realtà lei ricava la propria poetica, e come tutti gli artisti la descrive con propri  mezzi: la tastiera de una computadora.

     

    Abbiamo deciso di accompagnare questo suo articolo, in cui gli scenari immaginati da Sánchez sono esattamente quelli che hanno vissuto i grandi totalitarismi comunisti nel periodo di transizione, accompagnandoli con le orribili immagini degli Actos de repudio, per sottolineare che i pericoli di una disumanizzazione della società cubana sono quanto mai reali. Non vogliamo commentare altro. Sotto ogni foto abbiamo inserito i link dell’articolo relativo, se volete potete andare a leggere il testo a cui si riferisce l’immagine.

     

    L’articolo, Quimeras,transiciones y escenarios, pubblicato per la prima volta sul n. 19 – 2013  della rivista Voces,  è stato da noi copiato dal blog Galicia Ártabra, e tradotto da Gian Carlo Zanon, che ha seguito soprattutto il suono dell’autrice senza preoccuparsi troppo della sintassi italiana.

     

    Buona lettura e scusateci per la crudezza delle istantanee.

     

    La Redazione

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    Chimere, transizioni e scenari

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    Quimeras,transiciones y escenarios

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    yoani

    di Yoani Sánchez

     

    «Ogni delusione è figlia di un eccesso di speranza» mi ripete un amico quando vanno in fumo i miei pronostici dai bei colori immaginati ogni giorno. Le ultime decadi della mia vita – e quelle di molti cubani – sono stati una sorta di vaticini incompiuti, scenari che mai si concretizzano e illusioni da archiviare. Una sequenza di cabale, riti divinatori e sguardi alla luna, che cozzano contro l’ostinata realtà. Siamo un popolo di Nostradamus delusi, di indovini falliti, di àuguri che certamente non potrebbero vivere della loro arte divinatoria, di profeti che tessono una predizione con un’altra … senza indovinarne nessuna.

    Gli anni Novanta sono risultati, nella nostra storia nazionale, quelli con la maggior concentrazione di oracoli andati in pezzi. Ricordo di aver immaginato la gente che si riversava nelle strade, le grida di libertà, la pressione dei bisogni e della miseria sociale che esplodevano in una rivolta pacifica che avrebbe cambiato tutto. Era la mia adolescenza, ed eravamo anche una società imberbe … ed ancora lo siamo. Per questo viviamo il miraggio del prima e del dopo, l’attesa di un accadimento che ancora una volta potrebbe tagliare in due il calendario nazionale, il coricarci di notte pensando al cambiamento politico e sperare di poterlo raggiungere prima che il prossimo sole si posi. Come ogni popolo bambino, crediamo nei maghi. In quei personaggi che verrebbero con la bacchetta e la pergamena, a risolvere tutto.

     

    Cuban Dissident Reinaldo Escobar affronted by Supporters of Fidel Castro

    http://politicacubana.blogspot.it/2009_11_01_archive.html

    L’uomo che vedete malmenato dalla folla è Reinaldo Escobar, il compagno di Yoani Sànchez

    E così che accadde. Nonostante non assomigliasse in nulla  a ciò che avevo immaginato. Nell’agosto del 1994, accadde il Maleconazo, (ribellione durata qualche giorno) però ciò che portò la gente per strada  non fu la volontà di tentare di trasformare il paese dal suo interno, ma solo l’esigenza di uscire dall’insularità e fuggire dall’Isola verso un altro luogo. Non c’erano bandierine agitate, né grida “Viva Cuba Libre!”, ma solo porte divelte per costruire zattere e un lungo e prolungato addio alla nostra costa nord. Il mio saggio amico mi ripeté: “Te lo dissi, resti delusa perché speri sempre troppo ”.

     

    Sono passate due decadi, la maturità non fu raggiunta dalla società, alcuni ostinati capelli incanutirono sulla mia testa. Ora so che tra la speranza e gli accadimenti, nella maggior parte dei casi, c’è un divorzio, un lutto insondabile. Divenni pragmatica, non cinica, pragmatica. Tutto ciò che appresi dalla realtà – parafrasando un buon poeta – non era tutto ciò che esisteva nella realtà. Quando mi svegliai pensando «questo sistema è già morto», mi ferì la sua capacità di essere un“morto vivo” di cinquantaquattro anni.

    cede http://complicesdecastro.blogspot.it/2010_03_01_archive.html

    Così ora non credo più alle soluzioni accompagnate da sorrisi e abbracci per strada. Vengono tempi duri. La transizione sarà difficile e non ci sarà neppure un giorno per celebrarla. Molto probabilmente non vi sarà giubilo e canti. Siamo arrivati tardi in tutto, persino nel cambiamento. Le immagini del muro di Berlino che cade a pezzi, furono possibili solo una volta. A noi toccherà – e qui rischio un altro vaticinio – una trasformazione grigia, senza istantanee per ricordare.

     

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    http://baracuteycubano.blogspot.it/2013/03/juan-antonio-blanco-sobre-la-futura.html

    Un giorno dopo il castrismo … se dopo il castrismo esiste un giorno

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    Un giorno guarderemo dietro di noi e ci renderemo conto che il castrismo cadde o che semplicemente cessò di esistere, portando con sé i  migliori anni di mia madre, i miei migliori anni, i migliori anni di mio figlio. Però, chissà, forse è meglio così, non avere un altro primo gennaio, non confidare più nelle foto di signori dal profilo greco con le colombe addestrate a posarsi sulla spalla. Chissà, forse è meglio una trasformazione passata attraverso l’acqua dello sconforto, che un’altra rivoluzione carnivora e divoratrice.

    Dopo … dopo, non ci sarà nemmeno molto tempo per i festeggiamenti. Esploderà l’effervescenza delle false statistiche e ci troveremo a fare i conti con il paese che esiste realmente. Avremo la conferma che l’indice di mortalità infantile non è quello che ci hanno riferito durante tutti questi anni, che non siamo il popolo “più colto del mondo” e che le casse della Stato sono vuote… vuote… vuote. Ma già ascolteremo molti dire in coro: “Con Raúl Castro si stava meglio”. Dovremo iniziare a cambiare il nome alla Sindrome di Stoccolma e ubicarla in queste geografie tropicali.

     

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    http://totalitarianimages.blogspot.it/2011/01/pogroms-in-cuba-by-hate-mobs.html

    Arriverà la responsabilità, un concetto che pochi sono preparati a comprendere. L’assumere la nostra vita e porre il “Papà Stato” nel posto che gli compete, senza protezionismi ma anche senza autoritarismi. La democrazia è profondamente noiosa, e noi ci annoieremo. Quella paura di essere spiati, il panico che un vicino o un amico possano essere dei delatori della Sicurezza di Stato, non ci sarà più. Ci sarà da vedere allora se avremo il coraggio dire a voce alta ciò che pensiamo, o se preferiremo che i politicanti di domani possano manipolare comodamente il nostro silenzio.

    Le prime elezioni libere ci troveranno mattinieri nei collegi elettorali, conversando e sorridendo. Senza dubbio, al terzo o quarto appuntamento con le urne, l’astensionismo prederà quasi la metà della popolazione. Essere cittadino è un compito a tempo pieno, e voi già sapete che non siamo abituati al lavoro efficiente e costante, né ad essere tenaci. Così, eventualmente, delegheremo un’altra volta la nostra responsabilità a qualche populista che “che parli bene”, che ci prometta il paradiso in terra e assicuri che nel dilemma tra “sicurezza e libertà”  egli si incaricherà di far valere la prima. Cadremo nella sua trappola, perché siamo un popolo bambino, un popolo imberbe.

     

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    http://buenavistavcuba.blogspot.it/2011/03/cubanos-valientes-cubanos-cobardes.html

    Le cicatrici impiegano molto tempo a scomparire, ma le nuove ferite appaiono rapidamente. Questa combinazione tra alto livello professionale e basso livello etico, ci farà inghiottire bocconi amari. Non mi meraviglierei se ci convertissimo in un emporio per la produzione e il traffico di droga. Questa sarà una delle tante eredità che ci lascerà il castrismo: un popolo rapace, dove la parola valori  è scomoda… non necessaria.

    La virata verso il consumo più feroce sembra inevitabile. Anni di razionamento, di penuria e di tristi mercanzie con etichette antiquate, faranno sì che le gente si getti assetata sul mercato. Passerà molto tempo prima di veder zampillare movimenti ecologisti, di cibi naturali, o che ci inviteranno alla moderazione e non allo spreco. L’appetito di avere, comprare, esibire scompariranno, e questa sarà anche parte della sequela che ci lascerà un sistema che predica l’austerità mentre la sua cupola esercita l’edonismo.

    Li vedremo mutare colori come camaleonti, li vedremo rinnegare ciò che dissero nel passato. Li vedremo sostituire l’ideologia con l’economia, il manuale di marxismo con il manuale d’impresa, le uniformi verde oliva con giacca e cravatta. Parleranno di necessaria riconciliazione, di oblio e diranno: “Siamo tutti un popolo”. Passeranno dal mitin de repudio (linciaggio fisico e morale riservato ai dissidenti N.d.R.) all’amnesia, ma continueranno a vigilare, perché chi è stato una volta delatore lo sarà sempre.

           

    images  http://blogaccionesxcuba.blogspot.it/2009/12/fotos-del-acto-de-repudio-las-damas-de.html

                               

    Ogni persona che un tempo fu critica nei confronti del governo, risulterà a questi “convertiti” profondamente scomoda. Perché guardandola ricorderanno che essi non fecero nulla per cambiare le cose e che per codardia o per opportunismo tacquero. Così che  tra i loro obiettivi avranno anche quello di seppellire ciò che una volta fu il settore dissidente cubano. Lo utilizzeranno e lo metteranno da parte. Ascolteremo le storie di gente malmenata e incarcerata raccontate da anziani che facevano parte della sicurezza sociale; proprio come oggi vediamo boxeur olimpici che chiedono l’elemosina per strada. Le medaglie del passato saranno offensive per i cinici del futuro… non lasceranno spazio per l’eroismo, perché dà loro fastidio.

    La storia degli eventi nei libri di scuola cambierà. Molte statue saranno ritirate e al loro posto ne verranno collocate altre di cui dovremo imparare il nome, e porre fiori nei loro anniversari. Una epopea sarà sostituita, un’altra si instaurerà. Molti sosterranno di essere stati oppositori e di aver aiutato “a far cadere il castrismo”, così tanti che oggi potrebbero fondare una forza civica di un milione di individui. Ci sarà una gara per stabilire chi ebbe più meriti e chi avrà più decorazioni da mettere sul bavero. Pretenderanno poi – come compenso – un posto nell’amministrazione pubblica, una pensione, una menzione in un manuale di storia.

     

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    http://politicacubana.blogspot.it/2009_11_01_archive.html

    Cattivi vaticini, buona preparazione                                 

     

    Stanca di lanciare fiori al futuro e di immaginarlo luminoso, sono arrivata a pensare che dipingendolo con toni oscuri ci metteremo più energia per cambiarlo. È già tempo di pensare al domani, perché il castrismo è morto anche se cammina, respira, stringe il pugno. Il castrismo è morto perché il suo ciclo vitale è spirato da tempo, il suo ciclo di illusioni fu molto breve, il suo ciclo di partecipazione non è mai esistito. Il castrismo è morto e bisogna cominciare a progettare le cose da fare il giorno dopo il suo funerale.

    Sono ansiosa di leggere proposte e piattaforme che pianifichino le alternative con le quali confrontarsi un’ora dopo che il feretro di questa cosiddetta rivoluzione riposerà sotto terra. Dove sono i programmi per quel momento? Siamo preparati per affrontare un cambiamento grigio, senza eroi, né muri caduti, ma che inevitabilmente accadrà? Sappiamo come andremo ad affrontare i nuovi problemi che sorgeranno, le difficoltà che scaturiranno da ogni lato e che esistono anche oggi, ma vengono silenziate, falsificate?

    Se ci prepareremo ad affrontare il peggiore degli scenari, sarà un segno di maturità che ci aiuterà a superarlo. La società civile giocherà in ogni caso un ruolo molto importante. Solo il rinforzare quella struttura sociale ci eviterà di cadere nelle braccia del prossimo ipnotizzatore politico o nelle reti del caos e della violenza. Non cerchiamo presidenti – appariranno da soli – cerchiamo cittadini.

     

    Dimentichiamoci del fiume di gente nelle strade in celebrazione e del Ministero degli Interni che apre i suoi archivi per sapere chi fu un delatore e chi non lo fu. Molto probabilmente non sarà così. L’entusiasmo della manifestazione pubblica è ormai esaurito e i documenti più rivelatori non esisteranno più, li avranno bruciati, se li saranno portati via. Siamo arrivati tardi alla transizione. Ma questo non significa che non sarà comunque positiva, che ci pentiremo di averla intrapresa.

    Possiamo, almeno questo possiamo, cominciare tante cose da zero. Brindare alle esperienze e ai disastri  altrui; ci renderemo conto di avere la possibilità di seminare il seme della democrazia in un mondo dove molti cercano di raddrizzare un tronco che è nato storto. Se il nostro cambiamento non riuscirà, avremo mezzo pianeta che ci indicherà per chiederci: «Questo era quel che volevate per Cuba? Questo era il cambiamento che desideravate così tanto?». Senza frasi apologetiche, abbiamo una responsabilità non solo nei confronti della nostra nazione, ma con buona parte dell’umanità che ancora crede sia possibile passare con successo da un autoritarismo a un sistema di democrazia partecipata.

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     http://josancaballero.com/2010/03/22/las-damas-de-blanco-comenzaron-a-andar-en-compania/

     

    La realizzazione è figlia di una sfida difficile

     

    So già cosa dirà il mio scettico amico quando leggerà questo testo. Riderà tra i denti e affermerà: «Anche quando sei pessimista, continui a essere una sognatrice». Però riconoscerà che non sono più quella adolescente che sperava di svegliarsi un giorno udendo grida di allegria nella strada  e di sommarsi alla moltitudine e di dirigersi verso la statua di José Martí nel Parque Central. Già so che non sarà così. Ma potrebbe essere molto meglio.

     

    Yoani Sánchez

    Postato 11 gennaio 2014

     

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    • Ho visto, e me ne dispaccio veramente, che avete eliminato dal blog l’inchiesta di Roberto Cursi e l’articolo di Jeanne Puceli che trattavano del “caso Yoany Sanchez” . Ho letto anche le cause e non me ne sorprendo. Molte persone hanno sbattuto contro Gordiano Lupi.

      Potete cercare su Google : Claudio Di Scalzo Tellusfoglio – Arte Pensosità Letteratura

      Oppure questi commenti che ho copiato su “Bastione e distrazione” :

      Scritto da
      anonimo
      il 29/11/2009 ore 19:38
      gordiano lupi è un censuratore, alla faccia della libertà d’espressione

      Scritto da
      Antonio Potenza
      il 29/11/2009 ore 15:24
      Salve signor Lupi, non trovo corretto che abbia cancellato i miei commenti dato che non ho mai offeso qualcuno, né ho mai usato espressioni volgari, ho sempre espresso il mio punto di vista che è critico con il regime e solidale con la popolazione cubana. A volte ho subito delle offese senza che lei abbia cancellato i commenti volgari nei miei confronti. Secondo me lei doveva cancellare tutti i commenti diffamatori, offensivi, razzisti e sessisti come è anche specificato nel blog, senza cancellare quelli rispettosi. Invece le esprimo apprezzamento per dare spazio a Yoani Sanchez che come me e lei spera in una Cuba realmente libre. Un saluto.

      Ho letto anche su Agora Vox l’articolo del Lupi “Yoani Sànchez. Strette di mano e pessimismo cosmico” che inizia così «Yoani Sánchez mi ha stupito, (…) Mi ha stupito perché dopo tanti pezzi dimenticabili, giornalismo di modesto livello, dalle fontane che non buttano più acqua ai pezzi di maiale che tardano ad arrivare sul mercato, ha sfornato un lungo articolo, quasi un saggio dal tono cupo e pessimista.»

      Se non ricordo male R. Cursi scriveva d’aver ricevuto una lettera da Lupi in cui egli stesso faceva una autocritica scrivendo che era stato troppo duro o qualcosa del genere. È evidente che il Lupi dopo aver approfittato della notorietà di Yoani Sànchez, come scrive Claudio Di Scalzo, scrivendo testi che la esaltavano ora , molto probabilmente per ragioni private, ha cambiato idea.
      Ma basta leggere il testo di Yoani S. da voi tradotto, (testo completamente appiattito nelle precedenti traduzioni) e l’articolo di Lupi per capire le differenze tra i due.

      P.S.: è possibile avere i testi di Cursi in forma privata? C’erano tanti link importanti, e mi interessava la sua relazione epistolare con il Lupi. Grazie

      E grazie per il vostro blog

      Claudio

      • Ciao Claudio.
        Anche se non ci conosciamo, la redazione può darti tranquillamente la mia e-mail, così puoi contattarmi e ti potrò inviare i miei articoli.
        Come tu hai detto, dispiace molto che siano stati tolti da questo sito.
        Peró, per essere precisi, l’esplicita richiesta di rimozione è stata fatta solo per quello di J. Puccelli, mentre per i miei due articoli “… alla ricerca di apparenti verità”, la decisione di rimuoverli non è dovuta ad una richiesta “terza”, ma é stata una scelta fatta dalla redazione.
        Scelta che io non ho condiviso, dopo averne saputo anche le motivazioni.
        Per essere più precisi, avrei condiviso la momentanea sospensione, ma non la definitiva rimozione.
        Ho anche riferito che sarei stato disponibile a togliere la parte finale dello scambio di e-mail, cosa che ha motivato anche la risposta/articolo di J.Puccelli, dato che il suo non poteva essere ripubblicato.
        In quel modo sarebbe rimasto tutto l’ altro, che per me era la cosa più importante del mio “lavoro”.
        È su tutti gli altri contenuti, e non certo sullo scambio delle e-mail che ho dedicato tutto il mio tempo per fare questo articolo/indagine, cercando di “selezionarli” tra le centinaia di cose improponibili al riguardo.
        In questo modo pensavo di dare la possibilità, a chi voleva, di prendere molti spunti per approfondire ulteriormente la mia “indagine”.
        Questi sono i motivi per cui me ne dispiace veramente molto che siano stati tolti dal sito.
        Certamente tra me e la redazione c’ é una interpretazione diversa riguardo al contenuto dei miei due articoli. Io, che ne sono l’ autore, non posso far altro che “difenderli”, mentre la redazione ha tutto il diritto di fare le proprie scelte editoriali.

        Fatti sentire che ti giro gli articoli.

        Roberto

    • Ringrazio la redazione de “I giorni e le notti” di aver deciso di ripubblicare il mio articolo -diviso in due parti- “Cuba: lo sguardo straniero: … alla ricerca di apparenti verità”, dopo alcuni giorni di confronto e riflessioni per “l’obbligata” rimozione dell’articolo/risposta di J. Puccelli “Yoani Sánchez: intenzionalità invisibili e capacità di immaginare”.

      Roberto Cursi

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