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di Jeanne Pucelli
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Stimolata da vari interlocutori sul tema della realtà umana di personaggi pubblici, ho iniziato a pormi delle domande sulle dinamiche estetiche che producono grandi afflati amorosi o grandi avversioni.
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Cercherò di rimanere seria, perché il problema è considerevole: da vent’anni milioni di italiani sembrano amare “il lato B” della politica italiana e da qualche anno altri milioni di italiani si sono innamorati del “signor G”, vale a dire il leader del movimentismo nostrano. Del sindaco R non ne parlo perché è ancora un fenomeno poco chiaro e ancora non così radicale, anche se anch’esso è mooooolto pericoloso. Non parlo neppure del “papa F” perché non essendo psichiatra non posso esprimermi sulle patologie mentali.
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È chiaro che i veri innamorati di questi due personaggi sono solo una percentuale dei loro elettori, difficilmente calcolabile. Una percentuale di persone che però amano talmente tanto “il lato B” e “il signor G” da sentirsi toccate nella carne viva se un infedele critica l’idolo da essi prescelto.
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Questo a mio avviso è un problema sociale non trascurabile. Tifoserie, fondamentalismi, patriottismi , ideologie, qualche scappatoia la offrono, il leaderismo no.
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Il leaderismo è quel fenomeno per il quale l’individuo aliena parte di se stesso, ovvero sentimenti, esigenze, aspettative speranze, istanze morali, in un personaggio pubblico trasformandolo in un idolo interno. Il leaderista installa sull’iconostasi della propria sancta sanctorum l’icona del proprio leader e guai a chi gliela tocca.
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È un vero e proprio fenomeno di “tossicodipendenza da leader”, perché l’individuo ammirato e quindi introiettato, fino ad assumerne in modo manierato gli atteggiamenti, scorre nel sangue del leaderista, ed essendo parte di se stesso, la critica o l’offesa al proprio idolo viene vissuta come qualcosa di assolutamente personale. Ogni critica diviene un atto di lesa maestà e una grave lesione al proprio Io. Se l’alienazione di sé nei confronti della persona amata è auspicabile – ti ho nominato regina, scriveva Neruda a Matilde – non lo è altrettanto per quanto riguarda il leaderismo perché ottunde la visone della realtà. E questo, come ben sappiamo, può portare a tragici eventi storici.
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Quindi l’altro aspetto del problema è la perdita, da parte di chi è affetto da leaderismo acuto, di una visione olistica della realtà dalla quale si estrapolano, prima di ogni altra cosa, i dati che si riferiscono al proprio leader. È come se la visuale si restringesse e rimanesse sempre in evidenza l’angolo in cui è incassata l’immagine idolatrata.
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Il questo modo quella molteplicità dello sguardo che rende il genere umano capace di una visione del reale complessa, si restringe, si elementarizza. Con questa dinamica inconscia la realtà ricca di mille sfaccettature che si apre ogni giorno ai nostri occhi, rimane sfocata sullo sfondo mentre in primo piano campeggia l’idolo eletto a patrono.
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L’alienazione “politica”, fatte le dovute differenze, funziona come l’alienazione religiosa: “il signor G” la pensa così, “il signor G” la vede cosà, “il signor G” ha questi fini; “il signor G” non è corrotto, imbroglione, inetto, mafioso, colluso come la casta politica; “il signor G” è un puro, ecc. ecc.. Ebbene tutte queste qualità, questi pensieri, queste finalità politiche, sono quasi sempre molto condivisibili … peccato che non appartengano al “signor G” ma al soggetto adorante che le aliena sull’oggetto adorato.
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La realtà vera della realtà umana e delle vere intenzionalità dell’individuo idolatrato interessano molto poco al leaderista, perché è lui che le crea a propria immagine e somiglianza. Certo il leader deve, se non essere, almeno apparire al leaderista un po’ simile a se stesso, altrimenti non scatterebbe l’alienazione. Un individuo cresciuto in occidente difficilmente potrà credere agli spiriti della foresta; viceversa un indios della foreste pluviali farebbe un po’ fatica a credere alla madonna vergine o ad altri deliri religiosi del genere. Questo perché quelle divinità sono troppo lontane dagli scenari dal proprio pensiero. È per questo che, non l’alienazione religiosa in quanto tale, ma il personaggio politico da permeare con essa, deve in qualche modo assomigliare al soggetto che lo crea.
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Detto questo, a me dispiace un po’ di non essere ormai da tempo innamorata cotta di qualche politico, ma come ho già narrato in un’altra occasione, in questo periodo sono politicamente single.
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14 gennaio 2013
emilio rivetti
11 Gennaio 2014 @ 11:34
Sapersi confrontare non è da tutti. Scrivere un articolo sugli ideali che muovono quelli della curva sud, o nord, è semplice.
Sentirsi portatori di un sapere giusto, la “verità”, porta non saper dialettizzare con chi non la pensa diversamente da te sulla “verità”; con chi nelle pieghe della “verità” vede delle criticità con cui confrontarsi.
Saper dialettizzare, argomentando ed approfondendo su i tanti rivoli di uno stesso fatto, porta ad arricchire chi ha la capacità di non fermarsi alla “verità” della curva sud.
L’art. Di Roberto Cursi sulla Yoana Sanchez, mi ha aperto mille stimoli di approfondimento. Non arricchendomi il contro o a favore della Sanchez, ma sulla sua vita, sulla dinamica che crea la blogger nel panorama cubano e mondiale. Solo il fatto di aver potuto leggere l’ultimo articolo della Sanchez e la risposta di Lupi, da cui mi si sono posti mille nuovi interrogativi e sensazioni, devo ringraziare Roberto.
Una dialettica è sapere vedere i mille punti di vista di una realtà ancora in movimento, in questo momento storico, senza doverla racchiudere in un contro o a favore della curva sud.
Buona giornata
Emilio
Jeanne P.
11 Gennaio 2014 @ 17:33
Emilio Rivetti- non ho capito bene : curva nord, curva sud? Io se possibile vorrei dialettizare sui contenuti di questo articolo, se possibile logicamente. Mi dispiace ma l’articolo di Cursi e il mio sulla Sanchez li abbiamo dovuti sospendere perché c’è chi la dialettica non la vuole e minaccia querele. Ma quello è un altro articolo non questo, forse ti sei sbagliato, in questo parlo degli effetti collaterali del leaderismo, vale a dire degli effetti negativi che si manifestano negli “adoratori” di un leader che a volte, non sempre ma a volte, … beh insomma c’è scritto tutto nel mio articolo …
Buona serata
J.P.