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15 Gennaio 2024 01:08
di Jeanne Pucelli
Ad ogni periodo storico corrisponde un linguaggio che attinge le sue forme dalle parole più in voga. La struttura del lessico quotidiano oggi è costruita da : A) coloro che appaiono sugli schermi televisivi, B) chi scrive sui giornali cartacei ed elettronici, C) la rete telematica. Questa struttura culturale è composta da parole che volenti o nolenti incidono sulla realtà e molto spesso la determinano.
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La maggior parte dei cittadini italiani vive immerso in almeno due realtà: la virtuale fatta di parole e la reale fatta di accadimenti. Realtà virtuale e realtà reale si alternano, si mescolano, si sfiorano, si combinano, si avvicendano, ma quasi mai entrano in conflitto. Quasi mai il cittadino italiano sceglie una volta per tutte in quale realtà stare. Questo è dovuto essenzialmente alla cultura cattolica nazionale che, facendo di ciò che non è ciò che è, fa da sfondo all’interpretazione degli eventi. Una cultura assurda in cui è più colpevole un clandestino, o una donna che decide di abortire, che un assassino pentito, meglio se si è confessato, se è stato assolto e se ha fatto la comunione purificatrice.
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Il turbinio di parole a cui il cittadino medio è giornalmente esposto lo investono ed entrano nella sua mente indifesa perché abituata a sorbirsi storie di miracoli, discorsi di politici accattivanti, pubblicità suadenti, omelie francescane che odorano di marketing. Le parole, non ispezionate per saggiarne il valore, penetrano nei meandri della realtà umana e vi si depositano. Quando le sente di nuovo evocare, il cittadino le riconosce come familiari e quindi incapaci di turbare il proprio equilibrio che si regge proprio su quelle parole che fanno parte del suo pensiero verbale e quindi della sua struttura psichica. Pensiero con cui egli comunica e interagisce con il mondo. Pensiero che ha perduto il filtro critico che protegge la propria identità umana dal veleno contenuto nelle parole divenute ormai di uso comune perché non percepite come pericolose.
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Quando questo cittadino medio, chiamiamolo signor Rossi, ascolta Renzi dire “li abbiamo asfaltati”, oppure legge la parola che lo ha reso famoso: “rottamare” non si rende conto che queste parole usate dal sindaco di Firenze non si possono usare per riferirsi a degli esseri umani ameno che essi non vengano reificati. Si asfatano le strade non gli avversari poltici, si rottamano le automobili, gli elettrodomestici, non le persone.
Se il signor Rossi udendo urlare Grillo “Arrendetevi! Siete circondati . Arrendetevi e vi prometto che non useremo violenza su di voi, vi accarezzeremo come si fa con i malati di mente. Dovete andarvene finché siete in tempo”, sorride, senza rendersi conto della violenza contenuta in questa frase, significa che il suo buon senso e la sua sensibilità sono andati al macero.
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Se il signor Rossi leggendo, il 31 dicembre scorso, lo “sproloquio quotidiano” del Fatto, si imbatte in una frase del genere “risolverete come me il tragico problema dei fagiolini” (i “fagiolini” sarebbero le persone che partecipano all’analisi collettiva dello psichiatra Massimo Fagioli) e non pensa che queste erano le frasi che usavano i nazisti parlando di ebrei, di seguaci di Geova, di zingari e di portatori di handicap, significa che ha perduto una bella porzione di sensibilità umana.
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Ho fatto tutti questi bei pensieri dopo aver letto LTI – La lingua del Terzo Reich – Taccuino di un filologo di Víctor Klemperer (editore Giuntina). Testo quanto mai attuale visto che le bombe sono divenute “intelligenti”, i morti civili non sono più tali ma sono diventati meri “effetti collaterali” dovuti non a una guerra di aggressione ma ad una “esportazione di democrazia”.
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Joseph Paul Goebbels … a sinistra
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Il libro di Klemperer non è solo una minuziosa guida che narra come si espresse verbalmente il nazismo, egli mostra anche i lasciti culturali, ben visibili anche ora, che questa scuola di oratoria e di semantica nazista lasciò per i totalitarismi futuri. La costante adulterazione dei termini e l’abilità di impoverire e togliere senso ai concetti, svuotarli dal di dentro, furono alcuni dei metodi di sottomissione che impiegò il Terzo Reich. L’appropriazione di idee come quella dell’eroismo, falsificate e aggiustate come meglio conveniva loro, aiutarono la propaganda nazista a far il lavaggio del cervello a milioni di tedeschi. Berlusconi non ha fatto altro che adottare questi metodi applicandoli alle sue televisioni.
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Durante il nazismo questa implcatura verbale invadeva l’udito e impregnava ogni spazio della vita sociale, accademica, artistica e lavorativa. Non era necessario creare nuove formule o concetti bastava loro appropriarsene e svuotarli del significato precedente.
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«Il nazismo si insinuava nella carne e nel sangue della folla attraverso le singole parole, le locuzioni, la forma delle frasi ripetute migliaia di volte, imposte a forza alla massa e da questa accettata meccanicamente e inconsciamente. (…) Le parole possono essere come minime dosi di arsenico: ingerite senza saperlo sembrano non avere alcuni effetto, ma dopo qualche tempo ecco rivelarsi l’effetto tossico» .
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Dopo la lettura di questo minuzioso lavoro di Klemperer non è più possibile ascoltare il parlottio di un politico da operetta e gli eccessi della propaganda ufficiale senza udire gli echi della propaganda nazifascista.
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Il linguaggio del nazismo era estremamente povero. «Era come se avesse fatto un voto di povertà». Nacque dal Mein Kampf, s’impossessò dell’esercito e contaminò il linguaggio comune per venirne poi a sua volta contaminato in tempi successivi. La lingua del Terzo Reich proprio per la sua povertà si diffuse presto in tutta la società e influenzò tutti gli strati sociali e culturali, gli operai delle fabbriche, la gente comune, il personale didattico delle scuole, persino gli ebrei: quella che era una lingua di un gruppo egemone, divenne la lingua di tutti i tedeschi.
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La somministrazione del pensiero verbale era banale, stereotipata e ripetitiva. «Ogni venerdì sera, veniva letto a Radio Berlino un articolo di Goebbels, lo stesso che sarebbe stato pubblicato su “Il Reich” il giorno successivo. Per tutta la settimana, i temi trattati dell’articolo sarebbero stati, con la loro impronta ideologica, quelli più discussi su tutti gli altri giornali . In definitiva, Goebbels, dato che rispetto a Hitler aveva il vantaggio della maggior chiarezza e della maggiore frequenza d’apparizione, “era il solo a determinare quale fosse la lingua consentita».
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Cosa vi ricorda? A me ricorda le uscite di Renzi di cui poi si parla per tutta la settimana.
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Joseph Paul Goebbels
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La Nationalsozialistische Deutsche Arbeitpartei era la sola lingua ammessa, l’unica che si poteva pubblicare, una lingua povera, anzi misera, mutilata. Era un modello a cui tutti dovevano aderire nessuno escluso. Con quel linguaggio, scrive Klemperer, si «poteva esprimere solo un lato della natura umana». Tutti i linguaggi, anche i più primitivi, consentono di manifestare le esigenze, i sentimenti e gli atteggiamenti umani. La lingua del nazismo invece serviva unicamente per comandare e per condannare.
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Nella lingua del Terzo Reich la reificazione, cioè il rendere inanimato l’animato, era un modo molto usato per disumanizzare l’umano. Questa risemantizzazione sostituiva aggettivi e sostantivi propri ad indicare la persona umana, utilizzando parole prese dal lessico usato per gli animali o per le cose materiali, e le utilizzava per definire ebrei, oppositori politici e nemici in genere: i prigionieri non erano esseri umani ma “pezzi” (Stuck), il massacro di ebrei o zingari era una “disinfestazione”, i partigiani non venivano uccisi, ma “liquidati”.
Si parlava anche di Ausradierung (cancellazione) e ausrotten (sterminare), Vernichtung (annientamento). Gli ebrei accatastati in montagne di cadaveri, non erano “morti”, ma figure (figuren) o stracci (Schnattes) . Per designare gli ebrei veniva usata la parola Untermensch (sottouomo) vale a dire il contrario del Übermensch (superuomo) nietzschiano.
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Per definire gli ebrei furono adottati tutta una serie di termini per negar loro l’appartenenza alla specie umana come artfremd (estraneo alla specie), per chi aveva il 25 per cento di sangue non ariano, o Niederrassig (di razza inferiore). Le relazioni sessuali con persone di razza non ariana erano chiamate Blutschande (incesto).
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Joseph Paul Goebbels
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Chi ha letto 1984 di Orwell ricorderà la Neolingua, descritta in appendice al suo romanzo. Il linguaggio del terzo Reich le assomiglia molto e fu giorno per giorno creata a tavolino per indurre nei tedeschi un pensiero psicopatico; e ci riuscirono.
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Sessanta milioni di morti non sono serviti a capire che è nel linguaggio che si trovano i primi bacilli mortali del nazismo. Solo una forte base culturale fondata sull’identità umana può fermare un futuro orwelliano.
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12 gennaio 2014
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sonia
9 Gennaio 2014 @ 10:44
Bellissima riproposizione del libro di kemper.il libro, geniale anche per chi come e quando e’ stato scritto, e’ piu’ che attuale.
emilio rivetti
9 Gennaio 2014 @ 11:48
Non ho letto il libro sopra citato, ma mi domando sempre è più violento chi parla come Grillo, e parla solo, ho chi ha governato proponendo a parole frasi di valore culturale, sociale di sinistra e di alto livello e poi nei fatti ha permesso a berlusca di distruggere l’Italia? Le parole usate per rabbia contro una politica che ci ha distrutto anche a livello lavorativo, per me è comprensibile. Criticabile nei tanti modi violenti, ma sempre comprensibili. Sono il primo ad essere più incazzato con il pd che con berlusca. Usare le parole dicendo il falso ed illudendo le persone per poi deluderlo e portarlo alla rabbia è molto più violento: questo è nazismo.
Vedendo come lavorano i parlamentari del M5S in parlamento mi sono reso conto che la politica del palazzo è scesa a livello umano, concreto; dove le cose le dici per quello che sono, senza discorsi retorici, o interessi politici o di partito; proponi di cacciare i ladri dalle istituzioni e fai di tutto per far uscire dal parlamento berlusca, senza se e senza ma. Alle parole devono seguire i fatti concreti, altrimenti sei un essere umano scisso. Schizoide? Con tutti i dubbi e le criticità del M5S questa concretezza è realtà. In questo momento storico dove la disoccupazione sta arrivando a livelli pericolosi, la cultura, la scuola sono distrutte, l’economia allo sfascio, i fatti concreti ti portano ad andare oltre alle parole scisse.
Conosco molti del M5S, anche tanti parlamentari, di fascismo non ne vedo traccia.
Grillo è riuscito ad unire sotto il logo M5S tante persone che hanno combattuto per anni contro la violenza delle istituzioni; nella lotta per la legalità, per la difesa dell’acqua, per la difesa del territorio, ed ora in parlamento si stanno muovendo su questa linea di legalità, trasparenza, difesa dei beni pubblici. Il pd cosa fa? Si oppone a tutto questo per incapacità, interessi, collusioni, stupidità, non riesco a capire la schizofrenia del pd. Civati ha avuto solo il 12-14% dei voti.
Avrei tante cose da criticare e che non mi piacciono di Grillo, ma se devo scegliere, ora apprezzo moltissimo i parlamentari del M5S.
Ps Dire “Quasi mai il cittadino italiano sceglie una volta per tutte in quale realtà stare…” come si fa ha dire? La gente sceglie, sceglie berlusca, sceglie Civati, sceglie Renzi. Ogni scelta è motivata da speranza, delusione, rabbia, fiducia e tanto altro.
XXX
9 Gennaio 2014 @ 13:55
Emilio, sono d’accordo con molte cose che hai detto , compreso che Grillo “parla solo” . Finora i rappresentanti del M5s che siedono al parlamento sono stati molto spesso encomiabili . D’altronde era il loro dovere di parlamentari all’opposizione. Persino Brunetta, dopo che è uscito del governo, si è messo a parlar dello strapotere delle banche … è encomiabile anche lui? Non credo.
A parte questo penso che tu non abbia compreso il senso di questo articolo. Ne scrivi come se fosse un articolo per attaccare Grillo. Non è così. Ho scritto, ma non per par condicio, anche di Renzi, di Travaglio ecc. ecc.. Avrei potuto anche parlare dello squadrismo verbale dei frequentatori del blog di Grillo, mai fermati né da Grillo nei dai Parlamentari del M5s, non ne ho parlato, ne parlo ora.
L’articolo voleva raccontare, ma forse non ci sono riuscita, del linguaggio che va a eliminare la realtà interiore degli esseri umani mutandoli in cose, bersagli inanimati, nemici da abbattere senza pietà. Il linguaggio di Grillo e degli squadristi che scrivono sul suo sito è un veleno, da questo punto di vista, perché incita all’odio e alla violenza. Vi sono analogie inquietanti con il nazifascismo nel “grillismo” , io le vedo e quando posso le denuncio. Non sono monotematica, né oligofrenica, per questo mi è impossibile concentrarmi solo su piccole porzioni di realtà che isolate dal tutto non sono in grado di rivelare la molteplicità e la profondità del reale. Tu del mio articolo hai visto solo il richiamo a Grillo. Questo, secondo me, è un problema.
Cordiali saluti
Jeanne Pucelli
emilio rivetti
10 Gennaio 2014 @ 01:07
Leggere il tuo finale di commento: “Tu del mio articolo hai visto solo il richiamo a Grillo.” e quindi il giudizio “Questo, secondo me, è un problema” mi lascia senza parole. Se è un problema seguire grillo non me lo devi dire tu, è una mia scelta che non ti può piacere, ma merita rispetto e se vuoi il confronto. Se rispondo al tuo articolo argomentandolo, significa che cerco il confronto, non il giudizio. Se vuoi mi puoi rispondere, ma non giudicarmi.
Nel rispondere al tuo articolo non volevo entrare nel merito di tutti gli argomenti, ma affrontare quello che più mi ha fatto riflettere quest’anno. Comunque per chiarezza ti dico quello che penso degli altri da te citati: andando da molti anni alle sedute di Massimo Fagioli sono consapevole dell’articolo di travaglio e del Fatto/fango. Di renzi i fatti dimostrano come il pd si è ridotto e non ho parole sulla fatuità del toscano.
Su grillo, forse non mi sono spiegato o forse non ho capito il tuo articolo.
Il problema che mi pongo è il seguente: il modo di urlare di grillo è senza soluzione di continuità da 20-30 anni. Il modo di parlare dei nazisti ha portato a quello che tutti conosciamo. Grillo non ha prodotto nè camicie grige nè nere, ma parlamentari del M5S.
Se pensi che il lavoro dell’opposizione del M5S è uguale a quello Brunetta, penso che tu hai dei pregiudizi sul M5S, quindi è difficile capirci.
Grillo nei suoi insulti non si rivolge a culture o razze o minoranze religiose o linguistiche, non lo fa per un suo potere o ego personale. Si rivolge ad una classe politica, collusa, mafiosa, inetta, imbrogliona. Ha come fine smascherare la sporcizia della politica di sempre. La si vede tutti i giorni come si muove, da anni. Lo fa in modo che neanche a me piace, ma almeno è alla luce del sole, diretta.
Se vogliamo vedere la forma e non i contenuti, allora il papa non insulta. Il partito ds-pd parla bene di ideali, di gramsci, ma si è mossa degli ultimi anni alleandosi a berlusca e portandoci allo sfascio che vediamo tutti i giorni. Quello che vorrei dire è che quello che cerca grillo, con tutti i suoi limiti, è la rinascita di una politica pulita, attenta al bene pubblico, alla sanità, alle future generazioni. Lo fa da comico, molto poco politico, ma il fine conta. Mia madre di anni 83, che ha vissuto le vere purghe fasciste, dice che grillo ed il papa parlano tanto.
Che ci voglia “una forte base culturale fondata sull’identità umana” sono pienamente d’accordo con te. Condivido “Se non vogliamo che delle minoranze di gran valore culturale, come per esempio, le migliaia di giovani di gran valore che stanno emigrando, oppure quelle migliaia di individui eterogenei che hanno fatto e/o continuano a fare ricerca e formazione nello studio romano del professor Fagioli……” Ma se aspettiamo che questa classe politica metta come priorità il lavoro, la cultura, i giovani per il rilancio dell’Italia con tutte le possibilità che ci sono, possiamo pure emigrare subito.
Cordiali saluti
Emilio