di Roberto Cursi
«Il cavaliere dell’eterna gioventù/ seguì, verso la cinquantina, /la legge che batteva nel suo cuore./ Partì un bel mattino di luglio/ per conquistare il bello, il vero, il giusto./ Davanti a lui c’era il mondo/ coi suoi giganti abbietti/ sotto di lui Ronzinante/ triste ed eroico./….
Lo so, Gian Carlo, quando si è presi da questa passione….è necessario battersi….
Ho preso in prestito queste parole dalla bellissima poesia di Nazim Hikmet per poterti dire quanto capisco il tuo slancio nel “…gridare in faccia ai bottegai…” che la Sánchez/Dulcinea è la donna più bella del mondo….
… ma io penso di non essere uno di quei “bottegai”, e sono convinto che questo lo pensi anche tu.
Ma, essendo stato partecipe in prima persona del confronto che è nato e si è sviluppato in questo “Diario polifonico”, riguardo la complessità della realtà cubana, non posso far altro che interpretare la quasi totalità del tuo articolo, come una risposta diretta alle mie opinioni, in merito agli efficaci “piccoli reportage” su Cuba che scrive Yoani Sánchez.
Anche perché, avendo io scritto su “Cuba: sguardo straniero“ che: “…ammiro molto il suo coraggio, ma per questo non posso esimermi nel fare una riflessione critica riguardo ai contenuti di qualche suo articolo.” sono poi rimasto l’unico che ha esposto quelle riflessioni, poiché, in seguito, nessun altro si è espresso al riguardo.
Tornando ai contenuti del tuo articolo, mi trovo concorde con la maggior parte delle cose da te scritte, in special modo con l’interessante esposizione, che qui sintetizzo con mie parole, sul tema delle differenti interpretazioni soggettive di un unica realtà oggettiva da non confondere con le differenti descrizioni di una realtà oggettiva per causa di un alterazione della propria visione soggettiva.
Per me la cosa più stimolante è stata quella, perché, per il resto, le diverse analisi da te fatte, riguardanti la realtà cubana, sono da me quasi tutte condivisibili e, … pensa un po’, condivido addirittura quello che dici su Yoani Sánchez.
E allora che senso ha questa mia “risposta” al tuo articolo!?
È qui, che mi aiuta la tua esposizione sulle interpretazioni soggettive, perché, grazie a quelle parole, si possono avere gli strumenti per poter comprendere meglio il senso di questa mia risposta.
Anche io penso che la realtà venga interpretata in maniera “diversa e contrastante” in base al proprio vissuto/sensibilità; e dico anche che i nostri scritti sono una realtà oggettiva sui quali i lettori di questo Diario polifonico hanno avuto la possibilità di approfondire e crearsi una propria opinione.
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Ed è proprio per questo che riporterò in seguito, con un copia e incolla, alcuni passaggi del tuo articolo e, in risposta a quelli, alcuni passaggi dei miei, accompagnati da qualche approfondimento.
In questo modo, su quelle frasi, sarà più semplice per tutti capire se e dove sono le nostre differenti interpretazioni, che tu hai marcato nei “forti distinguo” riguardo certi passaggi del mio articolo ma che, secondo me, non sono poi così distanti.
Invece, penso, che è “solo” nel dare un peso specifico ad alcuni fatti che la Sánchez descrive, che noi due usiamo una “bilancia diversa”; ma questo succede perché abbiamo, nei confronti di Cuba, due esperienze di vita molto distinte.
Con ciò non voglio dire che le mie interpretazioni, riguardo ai suoi articoli, siano più vicine alla realtà solo perché, con quel paese, ho un esperienza di vita diretta -questo fatto in alcune persone può essere molto relativo-; ma lo dico perché sta nella realtà delle cose che il nostro “sguardo” non può che essere differente. Le esperienze che ci “legano” a quell’Isola sono troppo diverse, e quindi, come tu hai descritto molto bene, ognuno di noi “investe” il proprio differente vissuto in quei piccoli reportage della Sánchez.
Mi permetto, inoltre, di dare per scontato che le nostre opinioni non sono contrastanti sulla verità di quegli accadimenti che la Sánchez descrive/denuncia, perché, sia tu che io, siamo concordi che lei non mente; quindi, le eventuali divergenze, si dovranno cercare solo nell’interpretazione di quegli scritti.
E visto che per me sostanziali distanze sui contenuti non ne abbiamo, perché, allora, dopo aver letto i miei quattro lunghi articoli sulle varie realtà di quell’isola, quella tua risposta, così “emotivamente partecipata”, si è concentrata esclusivamente in “difesa” della blogger cubana?
Io penso che la tua istintiva reazione, nel voler “difendere” con appassionata veemenza Yoani Sánchez, sia dovuta soprattutto al timore che, con quelle mie osservazioni critiche, ci fosse il rischio di “sporcare” la sua immagine.
È stata principalmente questa tua sensazione che, secondo me, ti ha spinto a scrivere l’articolo tutto in sua “difesa”. Un istintivo moto interiore, scaturito da quella passione… per cui …è necessario battersi.
Non starei qui certamente a risponderti se quella tua passione non ti avesse fatto “sentire” le cose da me scritte, come un “attacco” alla Sánchez.
Questa tua istintiva reazione, secondo il mio punto di vista, ti ha fatto scrivere cose che portano ad interpretare le mie frasi in maniera discordante dalle mie intenzioni, anzi, in alcuni casi, i tuoi “distinguo” si basano su affermazioni da me mai esplicitate.
Ad un certo punto mi sono chiesto se veramente quello che io avevo scritto poteva essere percepito nei modi che hai riportato nel tuo articolo.
Ho riletto attentamente la parte che ho dedicato a Yoani Sánchez, e in tutta sincerità non ho trovato nulla di fortemente critico nei suoi confronti per poter comprendere in pieno le tue “risposte”, anzi, in un passaggio dicevo che i suoi articoli non mi meravigliavano più di tanto perché conoscevo la realtà cubana -come a voler dire che li comprendevo-, ma piuttosto erano “i commenti e le delusioni che ne scaturiscono da chi quegli articoli li legge” che mi lasciavano un po’ perplesso.
È vero, ho scritto che, secondo me, –anche se utilizza una scrittura “leggera”, lei riesce ad “amplificare” e “drammatizzare” il fatto realmente accaduto.- Lo confermo, e questa mia interpretazione nasce dall’esperienza diretta che ho con quel paese e, certamente, può anche non essere condivisa dai più.
Invece, l’unica cosa che mi sono reso conto che avrei dovuto evitare di scrivere sono queste parole: “Paradossalmente, leggendo i suoi articoli, spesso verrebbe da pensare che, sparito il socialismo a Cuba, causa di tutti i mali, si arriverebbe alla realizzazione dell’ “Uomo Nuovo”. In quel momento per me era una battuta carina che giocava sulla realizzazione dell’ “Uomo Nuovo” di Marx nel Socialismo; e far finta di vedere il compimento dell’utopia marxista nel decadimento della società socialista, a favore di quella “capitalista”, mi era sembrato divertente. Ma capisco che a volte bisogna stare molto attenti al contesto in cui le battute vengono fatte, perché, quella che poteva essere una battuta divertente, rileggendola, mi sono reso conto che è diventata, purtroppo, una battuta sarcastica. E fare del sarcasmo nei confronti di una persona come Yoani Sánchez non dovrebbe essere permesso a nessuno.
Quello che invece deve essere permesso è fare delle riflessioni critiche come io le ho definite, e questo deve essere permesso a chiunque nei confronti di chiunque.
Proprio poco tempo fa, su questo Diario polifonico, è stato pubblicato un articolo di Giulia De Baudi “Ernesto Guevara e il Che – Realtà storica e il mito” dove si riportava integralmente un articolo anonimo, nel quale, veniva completamente demolita la figura del Che, sia come uomo, sia come rivoluzionario guerrigliero. E io penso che sia stato giusto pubblicarlo, a prescindere dal giudizio personale che si possa avere in merito, permettendo così, a chi ne avesse voglia, di poter approfondire l’argomento e confrontarsi con altri punti di vista.
È per questo che io rivendico il fatto di aver espresso il mio punto di vista su alcuni articoli della Sánchez.
Lo rivendico anche perché, come non lo è il Che, un santino, non dovrebbe esserlo nessun altro.
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E poi penso che valga anche per la blogger cubana, non solo per tutti noi, il fatto che osservando le “realtà oggettive” del paese in cui vive, lei le riporti nei suoi articoli investendole attraverso “la propria visione del mondo”, aggiungendoci l’intenzionalità di volere arrivare il più possibile a sensibilizzare quelle “corde interiori” dell’occasionale lettore.
Visione del mondo, la sua, giustificatamente influenzata sia dall’ l’atteggiamento intimidatorio che le autorità cubane hanno avuto nei suoi riguardi, e sia dalla volontà di denunciare il più possibile qualsiasi contraddizione/abuso/corruzione/violenza c’è nel suo paese, proprio perché lei, giustamente, vuole che Cuba cambi.
È per questo motivo che ho voluto esporre il mio punto di vista al riguardo; il quale era principalmente rivolto a chi, quegli articoli, li leggeva e ne rimaneva sempre più deluso, immaginando che quelle realtà rappresentassero complessivamente la società cubana -società che poi, non è fatta altro che da esseri umani: Uomini, Donne e Bambini-. Mentre quei suoi “reportage” di denuncia rappresentano parte di un tutto molto più complesso.
Ci tengo a dire che la mia intenzione non era quella di “attaccare” la Sánchez, ma di provare, almeno, a riportare il tutto nella “giusta” dimensione per lo sguardo del lettore.
In fine, ribadisco che lei fa benissimo il suo lavoro, e che la denuncia fatta per mezzo di questi articoli è il modo, per lei, più facile e accessibile per rivolgersi al mondo esterno e, in questa maniera poter incrinare dall’interno lo “status quo” della società cubana.
– Se non si fosse in precedenza capito, ci tengo a precisare che dalle mie osservazioni sugli scritti della Sánchez, sono naturalmente esclusi quegli articoli che riguardano le sue tristi vicende personali che ha dovuto subire dalle autorità cubane, dove racconta in prima persona le sue dure esperienze, e per i quali sarebbe veramente inopportuno entrare nel merito con una propria visione soggettiva; mentre la mia “riflessione critica”, come avevo scritto, si rivolgeva “ai contenuti di qualche suo articolo”; contenuti che riguardano la quotidianità cubana, e le conseguenze negative che quel sistema ha prodotto in quel paese.
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A questo punto riporto la frase da me scritta poco dopo l’inizio di questa mia risposta al tuo articolo: “…i nostri scritti sono una realtà oggettiva sui quali i lettori di questo Diario polifonico hanno avuto la possibilità di approfondire e crearsi una propria opinione. Ed è proprio per questo che riporterò, con un copia e incolla, alcuni passaggi del tuo articolo e, in risposta a quelli, alcuni passaggi dei miei, accompagnati da qualche approfondimento.”
Gian Carlo Zanon: Dopo trenta ore di detenzione Yoani Sánchez viene rilasciata senza nessuna accusa. Questo è quanto è successo a L’Avana, ed è un dato oggettivo…….penso che leggere queste cose drammatiche e non sentire sorgere un moto di ribellione nello stomaco mi fa pensare a una mancanza di sinestesia fisica che dovrebbe appartenere a tutti gli esseri umani.
La sinestesia fisica si sente, ma questo non deve impedire di esprimere le proprie “riflessioni critiche”.
Roberto Cursi: Molte delle critiche nei confronti del Sistema cubano, in questi ultimi tempi, le abbiamo lette soprattutto attraverso i piccoli racconti che la blogger di Generaciò Y, Yoani Sánchez propone da vari anni.
Lavoro assolutamente complicato da svolgere continuando a vivere nell’ isola….. …Quindi, ammiro molto il suo coraggio, ma per questo non posso esimermi dal fare una riflessione critica riguardo ai contenuti di qualche suo articolo.
Cercherò di farlo in punta di piedi, con la massima considerazione che posso avere nei confronti di una persona che ha la forza di denunciare, rendendole pubbliche attraverso il suo Blog, tutte le storture, le restrizioni, i privilegi di alcuni o i soprusi subiti da altri.
G.C.Z. … ha una capacità estetica originalissima, e poetica, capace di…… far veder al lettore la realtà umana di centinaia di migliaia di persone che vivono infelici anche se ballano tutto il giorno. E sono infelici perché non possono realizzare la propria identità umana.
Gian Carlo, anche io quando sto a Cuba riconosco quell’ “imbruttimento” di moltissime persone, ma causato soprattutto per la forte depressione economica che quel sistema ha prodotto, e non solo per le poche opportunità nel poter “realizzare la propria identità umana”. Voglio anche dire che, con tutte quelle difficoltà, di vera depressione psichica nelle strade di Cuba, se ne vede veramente poca. Sono anche pienamente consapevole che il ballare tutto il giorno non è certo sinonimo di Vitalità, come invece può sembrare io abbia voluto intendere, riferendomi al video dell’anziana signora alla fine del mio articolo; ma, come hai potuto notare, la parola “vitalità”, in quella frase, l’ho messo tra virgolette.
Comunque, ripeto anche qui, che la Sánchez fa bene a raccontare tutto questo.
G.C.Z. Quindi ben venga l’enfasi diYoani Sánchez. Non si dovrebbe mai attaccare chi svela la verità solo perché questa incrina e perturba credenze precostituite.
L’argomento principale che nei miei ultimi due articoli ho cercato di evidenziare, era proprio quello delle credenze precostituite che molti avevano nei riguardi di Cuba, e le conseguenti delusioni che poi ne scaturivano. Ripetendo quello che ho già scritto in precedenza in questo articolo/risposta dico che…
R.C. …È per questo che io rivendico il fatto di aver espresso il mio punto di vista sugli articoli della Sánchez. ….E poi penso che valga anche per la blogger cubana, non solo per tutti noi, il fatto che osservando le “realtà oggettive” del paese in cui vive, lei le riporti nei suoi articoli investendole attraverso la “la propria visione del mondo”.
G.C.Z. Quindi, ritornando a Cuba, ben vengano le denunce di chi si ribella perché la società in cui vive gli impedisce la propria realizzazione umana che comprende anche il diritto/dovere di ricercare la verità più vera. Non esiste realizzazione umana nella menzogna.
R.C. Detto questo, io spero che lei riesca a continuare a scrivere e a farci conoscere queste realtà della società cubana, e che riesca a farlo sempre più liberamente. Comprendo perfettamente la sua posizione e il suo stato d’ animo dopo aver vissuto quasi quarant‘anni in quel paese senza poter viaggiare liberamente e pagando sulla propria pelle, come tutti gli altri cubani, le molte conseguenze negative che quel sistema ha prodotto, sia per cause interne che per cause esterne al paese.
G.C.Z. “Con i nostri figli no” scritto dalla Sánchez, è un grido che si leva in difesa dei bambini stuprati e per lo schifo di una informazione mediatica cubana che nasconde i crimini di pedofilia come faceva la polizia fascista. Ad ogni regime totalitario importa più che si pensi che certi fenomeni, grazie alla perfetta organizzazione statale, non esistano, piuttosto che denunciare i crimini di pedofilia che poterebbero salvare altri innocenti.
R.C. Sotto questo aspetto, Cuba, non è certamente tra i paesi più esposti a questi fenomeni … anzi! Questo non vuole dire che non esistano i casi sopra denunciati,…..
È vero che a Cuba l’ informazione cerca di non denunciare questi fatti,
E, invece, per quanto riguarda il discorso sulla pedofilia, l’abuso dei padri sui figli, la prostituzione e la violenza degli uomini sulle donne; quello che io ho contestato, erano le parole che Giulia De Baudi, nel suo articolo, aveva riportato tutte insieme in una breve frase, estrapolandole dai vari articoli/denuncia della Sánchez, e quindi, decontestualizzandole si veniva a creare un immagine della società cubana completamente alterata, e veramente ingiusta nei confronti di quel popolo.
G.C.Z. A Cuba ci sono dei fenomeni di corruzione? C’è mancanza di libertà? Ci sono fenomeni di prostituzione? Se si perché non denunciarli. Forse non nominandoli si spera che non esistano, o che evaporino come la brina al primo sole?
Anche io ho confermato che a Cuba questi fenomeni ci sono, e sono sicuro di non avere mai fatto intendere che sarebbe meglio non nominarli, anzi, come si potrà leggere, ho sperato che si continui a denunciarli. Invece, con i miei articoli ho solo voluto riportare, secondo il mio punto di vista, nella loro giusta dimensione questi drammatici fatti, senza volerli sminuire ma, allo stesso tempo, senza accettare passivamente che questi fatti, che accadono a Cuba, vengano percepiti dai noi lettori come realtà “molto più drammatiche” di quello che realmente sono…
R.C. …Quindi, cerchiamo certamente di solidalizzare e sostenere le iniziative della Sánchez per queste sue denuncie, sperando continui a farlo; condannando anche noi Cuba per queste sue iniziative repressive ma, ….
Io ho riportato qui alcune frasi estratte dal mio articolo “Cuba: lo sguardo straniero” e da quello di Gian Carlo Zanon “Cuba: verità trasversali …“ per rendere più esaustiva questa mia risposta. Ma per avere una visione completa ed oggettivamente più veritiera, consiglio, per chi volesse approfondire, di leggere i due articoli nella stesura originale.
Gian Carlo, io concludo questa mia risposta ripetendo che i nostri punti di vista non sono poi così divergenti come invece è sembrato leggendo il tuo articolo.
E resto con la convinzione, come già ho accennato, che la tua “istintiva difesa” nei confronti di Yoani Sánchez, sia dovuta più al fatto di voler “tutelare” la sua immagine, avendo timore che potesse essere “sporcata”, piuttosto che per il “presunto attacco” del mio articolo nei suoi riguardi.
…Ma ti capisco Gian Carlo, ti capisco, perché …Lo so, quando si è presi da questa passione/ e il cuore ha un peso rispettabile/ Non c’è niente da fare , Don Quijote,/ niente da fare/ è necessario battersi/ contro i mulini a vento./
Hai ragione tu, Dulcinea/ è la donna più bella del mondo/ certo/ bisognava gridarlo in faccia/ ai bottegai/ certo/ dovevano buttartisi addosso/ e coprirti di botte/ ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati/ tu continuerai a vivere come una fiamma/ nel tuo pesante guscio di ferro/ e Dulcinea/ sarà ogni giorno più bella.»
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