Las “jineteras” sono le giovani prostitute che abbordano i turisti a Cuba
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—Pubblicato la prima volta su G&N il 30 settembre 2013
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La lettura dell’articolo della Yoani Sánchez, postato il 31 agosto scorso, mi ha fatto venir voglia di spedirvi il mio “Da puttana a puttana”, anch’esso in qualche modo denunciante “ipocrisie“.
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Da puttana a puttana*
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di Loretta Emiri
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Una coppia decisamente male assortita. All’ennesima femmina con cui stava andando a letto diceva che da almeno vent’anni desiderava visitare Cuba. Avrebbe preferito recarsi altrove, ma decise di organizzare il viaggio. Essendo innamorata, dalla felicità di lui scaturiva la propria. Pensava che la trasformazione del sogno in realtà sarebbe stata recepita come gesto d’amore. Sperava pure che l’esperienza avrebbe fatto scomparire i sintomi di decadimento accusati dalla loro unione.
Arrivarono in albergo che fonda era la notte. Si affacciò alla finestra per un approccio romantico alla capitale. Lui non la seguì. Venne raggiunta da esalazioni tremende che le parvero essere di nafta, oli bruciati, carburanti. L’ostilità dell’uomo era palpabile. Capì che in quella città puzzolente era giunta da sola. L’indomani, all’uscita dall’albergo lui venne immediatamente abbordato da una ragazza. La nativa non fece a tempo a elencargli tutto ciò che gli avrebbe mostrato, a causa del sopraggiungere di quella che sembrava essere la compagna dello straniero. Emozioni e vicende dei giorni che seguirono non furono di coppia, se li vissero alla meno peggio, a livello individuale, come vollero o potettero.
Al rientro in Italia, a chi gli chiedeva come era andata, il comunista piccolo piccolo rispondeva parlando di un solo, immenso rammarico: non aver chiavato una cubana.
Lei dovette ascoltare molte volte il ritornello, finché si sentì forte abbastanza da affrontare la separazione.
Se pensa al viaggio, la turista per caso rivede l’espressione della gente: che fossero negozianti, impiegati, poliziotti, musicisti, facce anonime tra la folla, o che operassero nel settore turistico, la generalizzata cupezza dei loro volti l’aveva molto impressionata, facendole pensare che qualcosa di tremendo incombesse sulla società intera; così come le torna in mente la più amara tra le considerazioni fatte mentre era a Cuba: trascorsi oltre quarant’anni dalla rivoluzione ed esattamente come avveniva all’epoca della dittatura di Batista, nella Repubblica Socialista con i proletari al potere, a prendersi cura dei turisti internazionali erano di nuovo le puttane.
* Capitolo del libro inedito A passo di tartaruga.
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Dopo questo articolo sul nostro giornale si è sviluppato un ampio dibattito sulla società cubana che potete seguire qui negli articoli collegati
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emilio rivetti
30 Settembre 2013 @ 20:14
Sono stato a cuba a giugno con la mia compagna, per 21 giorni, bella vacanza, intensa e ricca di stimoli. Il vissuto di questa vacanza, passata nelle case particular affittate da famiglie di cubani “normali”, cene nei risporanti gestiti da privati, incontri e chiacchiere con tanta gente, non ci hanno dato la sensazione come coppia di “Emozioni e vicende dei giorni che seguirono non furono di coppia, se li vissero alla meno peggio, a livello individuale, come vollero o potettero”. Forse questa coppia ha problemi interni di rapporto.
Generalizzare I volti della gente come “a generalizzata cupezza dei loro volti l’aveva molto impressionata,”, è per me sconvolgente e senza rapporto con la realtà. Per me e la mia compagna I volti della gente era di vivacità, curiosità. Abbiamo anche incontrato gente con volti cupi, ma non si pùò generalizzare cosi faziosamente. Certo c’è una dittatura, non si può parlare di politica, ma per il resto c’è una capacità di vivere al meglio, con tutte le difficoltà di un embargo voluto dall’America e dal mondo occidentale che ora non ha più senso. Abbiamo incontrato belle persone cubane che si facevano le vacanze a varadero, ed altrettanto belle persone che lavoravano a varadero per lo stato. Tutte criticavano la lentezza dello stato di modificare delle situazioni necessarie per migliorare lo stile di vita delle persone, ma questo capita ovunque nel mondo. Nelle loro difficolta economiche vivono una vita con molta spensieratezza, leggerezza.
L’avana ha tutto il centro storico da ristrutturare, ma mi sembrava di stare a Palermo o Napoli.
Mi aspettavo di trovare donne che ti saltano addosso,prostituzione agli angoli delle strade, povertà, depressione o una sensazione pesante che ti incombe addosso, niente di tutto questo. Ripeto che c’è una dittatura e sicuramente per un turista non la sente addosso, ma la gente internamente non mi ha dato un brutta sensazione. Dulcis in fondo ho trovato lavoro come architetto.
XXX
30 Settembre 2013 @ 21:53
Rodolfo Conti
Ho letto con molta attenzione l’articolo di Loretta Emiri che conferma il lavoro di denuncia di Yoani Sánchez la bloguera cubana di Generacion Y. Come ho letto in un articolo della Sánchez da voi pubblicato, non esiste solo il problema de las jineteras che è endemico, solo un cieco non si accorgerebbe dell’esistenza del fenomeno, ma anche quello ben più grave del turismo pedofilo. Sono stato a Cuba sei anni fa, ci sono andato anch’io con la mia compagna, e quindi è ovvio che ciò che ho visto per quanto riguarda il fenomeno della prostituzione è stato minimo. Ma l’ho visto, e sull’aereo al ritorno ho udito i discorsi dei nostri connazionali sulle loro “avventure” sessuali. Ciò che ho visto è questo: gli uomini di qualsiasi età, senza compagnia femminile, sulla spiaggia venivano “contattati” da giovani ragazze facilmente riconoscibili come jineteras. Non ci vuole molta fantasia per capire dove andavano e cosa andavano a fare quando seguivano le ragazze dopo un velocissimo “fidanzamento” balneare con baci e abbracci.
Anch’io come Emilio a Cuba ho conosciuto molte persone degne e ho visto gente allegra per le strade, ma certamente questo non paga lo squallore di questi rapporti sessuali mercenari, a cui ho “assistito” come spettatore “vedente e immaginante”, che ripeto sono endemici.
Ho vissuto anch’io in “case particular affittate da famiglie di cubani “normali”, ma è chiaro che persone sane di mente e normali e che hanno un rapporto con una donna che amano non vanno certo cercando luoghi e situazioni di squallore sessuale e di violenza sull’altro da sé né tantomeno comprano il corpo di giovani donne spesso minorenni. Anche i commenti di Emilio sulle elementari libertà civili e sulla dittatura mi sono parse quantomeno superficiali. Io al suo posto approfondirei.
Quanto alle sensazioni sentite durante un viaggio sono così personali che è inutile discuterne. Io ad esempio non vado da vent’anni in un paese islamico dopo un viaggio che feci in Turchia. Era insopportabile vedere le donne completamente coperte … ma ognuno ha la propria sensibilità . Ho dei cari amici che vanno spesso in Turchia e non avvertono nessuna oppressione paragonabile a quella che io sentii. C’è qualcosa di indefinito, di quasi organico, che provo di fronte a certi episodi incontrati nella vita. Non sono sensazioni piacevoli , ma non invidio chi non le prova.
Io consiglio, a chi volesse approfondire la conoscenza della realtà cubana, di seguire il blog Generacion Y di Yoani Sánchez che ho incontrato nelle pagine di questo giornale. Penso che la Sánchez, che ringrazio per il suo pericoloso impegno politico, veda e senta la realtà con uno sguardo molto , molto, simile al mio. Ringrazio anche Loretta Emiri per la sua lotta continua in difesa dell’umano che, come avete documentato più volte in questo giornale, porta avanti da decenni in Brasile. Certo che se uno va a Rio per il carnevale non può certo sapere dei massacri degli indios, che avvengono a miglia di chilometri da parte di quei “simpaticoni” che “vivono una vita con molta spensieratezza, leggerezza” ecc. ecc. .
emilio rivetti
2 Ottobre 2013 @ 00:29
Caro Rodolfo
l’anno scorso sono stato in Marocco, il paese più democratico e meno islamizzato fra I paesi islamici. Al mare sull’oceano le donne facevano il bagno vestite, gli uomini in calzoncini, situazione non facile, dove ti fai tante domande e pensi come una donna possa ridursi a fare il bagno vestita. In quel viaggio contemporaneamente ho conosciuto ragazze che criticavano apertamente il mondo rigido della loro religione: la mattina portavano il velo e la sera se lo toglievano. Uomini che criticavano apertamente la religione, parlavano di anticoncezzionali per non far figli, ne parlavano con molta tranquillità, come una parte degli italiani laici. Cè la religione ma anche molta voglia di cambiare. Io in marocco non ci andrei ad abitare, ma non ho pensato che è “insopportabile vedere donne con il velo”. Bisogna saper anche accettare la libertà dell’altro, le scelte che fa. Cerco di vedere che anche loro devono fare molta strada per recuperare la loro laicità di donna. A Marachesh ci hanno detto che fino a dieci anni fa le donne non potevano guidare I motorini, ora girano tranquillamente in motorino. In Italia le donne non portano il velo ma la cultura cattolica li rende schiave nei loro pensieri, nel loro modo di vivere, , anche se non si mettono il velo; sono solo più evolute esteriormente. In Italia si parla molto di donna oggetto, nelle pubblicità, in televisione. Come vedi non è l’abito che fa il monaco. Un mio amico pensa che in Marocco le giovani donne per uscire dalla loro miseria o si sposano o sono prostitute ad Agadir. Per me esistono anche quelle “normali” che cercano il loro riscatto, il loro essere donne e che vogliono ribbellarsi alla loro cultura maschilista.
A Cuba ci sono stato a giugno, per il turismo li è bassa stagione, infatti le spiagge erano vuote, anche a Varadero, e la sera venivano famiglie di cubani con figli, coppiette, turisti. Forse per questo non ho visto tutte queste Jineteras, tutto questo turismo sessuale. Dipende anche da che luoghi frequenti e che tipo di vacanza vuoi fare. Come sai lo sfruttamento occidentale e la povertà porta i paesi poveri a questo mercato delle donne per sopravvivere. Ma non farei di Cuba solo l’isola dei rapporti mercenari solo perchè sei stato “ spettatore vedente e immaginante”. Così neghi tutti quelle e quelli che combattono questa triste realtà, neghi che ci sono persone belle, neghi che ci sono cambiamenti in corso, nonostante la dittatura limiti loro di parlare di politica.
Rispetto alle libertà civili e alla dittatura per quel poco che ho detto non puoi giudicarmi superficiale, ho solo accennato per motivi di spazio e non sai quello che so. Ma per il solo fatto di aver citato che c’è una dittatura, per la tua sensibilità, avresti dovuto capire che ho detto tutto quello che c’era da dire. Comunque ci tornerò per approfondire e ti aggiornerò.
In turchia ci sono stato, è la mia sensazione era di stare in uno stato laico, non religioso, anche se c’era qualche donna con il velo. In una località di mare sul mar nero c’erano su 100 donne due o tre vestite che si facevano il bagno, il resto era in costume da bagno normale
Scusa, ma per le “tue sensazioni personali” che senti durante I viaggi, vai in vacanza solo nelle società occidentali?
Un saluto Emilio
XXX
2 Ottobre 2013 @ 00:54
Rodolfo Conti
No Emilio non vado in vacanza solo in paesi occidentali, ma non torno nei paesi, e Cuba non è tra questi, in cui sono stato male, e la Turchia è tra questi. Il discorso della libertà è un discorso pericoloso. Vogliamo accettare come una libertà l’infibulazione pensando che forse , fra qualche anno, le cose cambieranno? Io personalmente rifiuto quella pratica disumana e rifiuto chi non la rifiuta. Penso che il rifiuto sia l’unico modo per modificare modi di essere disumani.
Un saluto Rodolfo
emilio rivetti
2 Ottobre 2013 @ 10:52
Caro Rodolfo,
mi pare che la libertà è riferito all’argomento che abbiamo affrontato, se mi poni L’infibulazione, la pedofilia o la guerra come strumento di pace è ovvio che quella non è libertà, è violenza.
A Cuba penso di tornarci, è un paese con molte contraddizioni, ma ho vissuto belle sensazioni nonostante la prostituzione e la dittatura. Chiaramente come turista, tornandoci non ho la minima idea di come reagirò.
Buona giornata
XXX
3 Ottobre 2013 @ 14:41
Roberto Cursi
… scrivere su Cuba da parte di un europeo rivolto a lettori europei (per europei intendo visione e vita reale immersa in una società capitalista si dalla nascita) non è per niente semplice, almeno per me; ormai conosco abbastanza la realtà cubana e so che se devo mettermi a commentare un problema ad un italiano, so anche che dovrò spiegargli prima il contesto cubano nel quale quel problema si è creato.
Forse è più facile per un turista che ritorna da una vacanza, il quale non conosce a fondo la complessità della società “socialista” cubana e le sue contraddizioni.
Magari visita due o al massimo tre posti turistici dell’ isola, e solo perché dorme o mangia a casa di cubani e non negli hotel o in villaggi turistici, pensa di aver capito Cuba e la vita dei cubani.
Con questo non sto criticando chi ha voglia di scrivere le proprie esperienze e sensazioni portate dietro dopo una vacanza, ma bisogna stare attenti a non farle passare come la vera e unica realtà, come quando Rodolfo Conti parla di “rapporti sessuali mercenari” sottolineando che sono “endemici”, questo non è affatto vero, ma è vero in parte solo in alcune delle località più turistiche. Mentre trovo più attinente alla realtà il commento e le sensazioni di Emilio Rivetti.
emilio rivetti
3 Ottobre 2013 @ 16:21
Grazie Roberto, risaltare solo gli aspetti negativi e renderli endemici di una società mi sembra di voler negare la “normalità” e la voglia di ribellione e riscatto di quel popolo. La trasformazione della società è un percorso lungo e tortuoso: guarda la chiesa in Italia, e la nostra ex sinistra come ha ridotto l’Italia.
Roberto Cursi
4 Ottobre 2013 @ 08:43
Ciao Emilio,
lo scambio di opinioni fra te e Rodolfo, e quella mia sintetica risposta, stimolata dai vostri commenti, hanno fatto si che quella mia istintiva prudenza nell’ affrontare le “controverse contraddizioni” della società cubana indiedregiasse, per poi lasciare spazio al tentativo di provare a scrivere almeno qualcosa che possa essere utile ad avere una chiave di lettura più appropriata per capire la complessità di quel paese che, visto attraverso il nostro sguardo da stranieri, o ancor di più da turisti, molto spesso non ci fa cogliere le reali motivazioni di quelle realtà, positive o negative che esse siano.
Come avevo già accennato, fino adesso non avevo mai voluto scrivere niente su Cuba perchè, conoscendo per motivi personali abbastanza bene la realtà cubana, come per una sorta di istintivo rispetto nei loro confronti, non mi sentivo di intromettermi nella loro “Vita”, essendo nato e vissuto in un paese, l’ Italia, che sicuramente, con tutte le critiche possibili che gli si possono e devono fare, mi ha permesso di fare una vita molto più “privilegiata” che qualsiasi cittadino cubano possa aver vissuto nel suo paese.
Ho sempre preferito confrontarmi verbalmente, avendo così la possibilità di un contraddittorio, evitando di lasciare nero su bianco, come la scrittura richiede, quelle parole che scritte da uno straniero potrebbero alterare la sensibilità di chi in quel paese ci è nato e ci vive, conoscendo sicuramente molto meglio di me qualsiasi argomento io possa mettermi ad analizzare.
Quindi, penso che, nella prossima settimana, scriverò una lettera/articolo alla redazione, prendendo spunto dalla discussione avviata da te e Rodolfo, affrontando il tema della prostituzione cubana. Non voglio andare a toccare altri argomenti proprio per le motivazioni di cui sopra, e perchè penso che per la situazione cubana già è difficile affrontare ed analizzare un tema alla volta.
Poi sarà libera scelta della redazione di decidere se pubblicarlo o meno, se decidesse di non farlo, per loro insindacabili motivi, te lo girerò privatamente.
Un saluto.
Roberto
XXX
4 Ottobre 2013 @ 08:52
Dalla Redazione di G&N
Roberto , la tua decisione di intervenire in questo dibattito con un articolo ci fa molto piacere. Non ti preoccupare, lo pubblicheremo senz’altro. Oggi apparirà anche un articolo di Giulia De Baudi su Cuba, che , per quanto ne so, è abbastanza in sintonia con il racconto di Loretta Emiri.
Hasta pronto entonse,
Per la Redazione G.C.Z.