di Jeanne Pucelli
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–«J’ai vu le soleil bas, taché d’horreurs mystiques,/Illuminant de longs figements violets,/Pareils à des acteurs de drames très antiques/Les flots roulant au loin leurs frissons de volets!»
Arthur Rimbaud – Le bateau ivre (1)
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Non vi parlerò del Savonarola redivivo, ma vorrei qui celebrare i suoi “piagnoni”. No, non vi parlerò di Bergoglio papa, lui, come si suol dire, fa il suo sporco lavoro vale a dire il killeraggio del pensiero. Vi parlerò invece del triste mio navigare sulle acque della palude del delirio religioso mediatico. Dal mio ebbro battello non ho visto, come invece accadde al giovane poeta veggente, “fermentare le paludi enormi” né “nasse dove imputridisce tra i giunchi tutto un Leviatano!”.(1)
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Ho visto altri orrori galleggiare su queste insalubri acque: ho visto l’informazione mediatica delirare su quanto un uomo, dall’oscuro passato al fianco di militari assassini, sta affermando, distorcendone il senso. Nella cultura italiana sta passando l’immagine di un uomo a capo della Chiesa cattolica che apre all’omosessualità e che accetta l’aborto quando invece egli stesso afferma: «Dobbiamo annunciare il Vangelo in ogni strada. Dobbiamo accompagnarli (gli omosessuali N.d.R.) a partire dalla loro condizione, con misericordia». E continua ripetendo le parole che aveva già pronunciato in Brasile: «se una persona omosessuale è di buona volontà ed è in cerca di Dio, io non sono nessuno per giudicarla. Lo dice anche il Catechismo».
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È chiaro quindi a tutti i pensanti, tranne gli informatori mediatici immersi nella palude religiosa, che l’uomo regnante sul vaticano come un imperatore romano non ha nessuna intenzione di cambiare alcunché. È chiaro che quello di Bergoglio è un’anatema “PENTITEVI” e non un’approvazione dell’omosessualità. Basta leggere: la Chiesa cattolica accetterà l’omosessuale solo se questi è pentito e non farà più sesso “contro natura”. la frase, « se è in cerca di Dio» questo significa.
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Anche Nichi Vendola fa finta di non capire e farnetica: «la questione dell’omosessualità è assunta (dal papa N.d.R.) non per estinguere il peccato ma per sospingere alla comprensione e alla fraternità verso il peccatore». Ma certo non si può pretendere che il Nichi da Bari, che urla dai pulpiti di Sel “sono innamorato di Gesù” e che non fa mistero dell’apotropaico rosario che porta sempre con sé nelle sue capienti tasche cattocomuniste, possa riportare il senso dei discorsi papali senza mutarlo pro domus sua. Ciò che è intollerabile è l’assoluta acriticità degli intellettuali verso questo fenomeno di distorsione mediatica.
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«La secolarizzazione, tuttavia, non significa affatto poter fare a meno d’una dimensione trascendente della vita collettiva. Senza una forma di trascendenza, non c’è società possibile.» Questo è quanto afferma oggi sulla La Repubblica Gustavo Zagrebelsky facendo finta di non vedere il comando autoritario nascosto nella retorica bergogliana e rinnegando ogni ricerca sulla possibilità di una società senza divinità monoteistiche e ideologie. Un intellettuale che non capisce – come fa Zagrebebelsky nel suo articolo – che la frase scritta nell’enciclica Lumun fidei (n.34) «il credente non è arrogante» è una menzogna, non possiede quell’onestà intellettuale che è il talento sine qua non. Questo perché pretendere di render congruo un delirio religioso paranoico, è sempre è comunque un tentativo di prevaricazione del pensiero.
Costringere gli altri, con tutti i mezzi disponibili al momento, ad “accettare civilmente” ciò che il capo della Chiesa cattolica ha nella mente è il massimo della ybris, la tracotanza che non conosce limiti. Dire “io perdono un omosessuale” è una assurda violenza verbale che toglie dignità umana ad una persona. Dignità che Ratzinger, l’estensore insieme a Bergoglio dell’enciclica prima citata, negava a coloro che non avevano rapporto con la divinità che egli aveva creato nella sua mente. Nella sua mente bacata direi a questo punto.
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Il principe vaticanorum, sostenuto dai nostri impavidi intellettuali “di sinistra”, nel suo discorso tenuto il 20 settembre a davanti una delegazione di ginecologi della Federazione internazionale delle associazioni dei medici cattolici, dopo averli esortati a non smarrire la propria identità «di servitori della vita», ha affermato. «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente ad essere abortito – ha scandito Bergoglio-, ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni ha aggiunto -, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare!».
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Che significa questo? Significa che Bergoglio, che sta, attraverso la “strategia della misericordia”, costruendosi un’immagine di essere misericordioso che potrebbe aprire un dialogo su aborto ed eutanasia, ma in effetti pensa che le donne che abortiscono siano delle assassine. Il messaggio è chiaro, egli non parla di feto, parla di «Ogni bambino non nato, – che, secondo lui, avrebbe – il volto del Signore (3) – anche – prima ancora di nascere». La stessa cosa dice dell’eutanasia: non si può dare una morte degna ed umana ai moribondi perché anch’essi «anche se infermi o alla fine dei loro giorni portano in sé il volto di Cristo» .
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Questo ho visto navigando in questa palude mediatica dove il pensiero sembra smarrirsi tra i vapori acidi della credenza religiosa descritti da intellettuali, giornalisti e politici come “refoli purificatori”.
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Nel mio vagare in questo nauseabondo acquitrino, dal mio battello ebbro ho visto i cadaveri affioranti dei resti di una democrazia laica; in questo luogo omeostatico, senza stimoli e senza reazioni, in questa palude del pensiero dove passato, presente e futuro sono già risolti in mente dei, ho visto la verità crocifissa ai “pali variopinti” di cui parla Rimbaud nella sua più famosa poesia.
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Mentre ormeggiavo il battello cercando di evitare gli “annegati –che- scendevano, a ritroso, a dormire…” ho udito la note cacofoniche dal cattocomunista citato « (ciò che dice Bergoglio N.d.R.) Ha quasi la potenza ostetrica di un parto. Inteso anche come un partire.» e il mio cuore ferito dalla menzogna condita di vane parole … “ha sbavato a poppa”. «Mon triste coeur bave à la poupe,/Mon coeur est plein de caporal:/Ils y lancent des jets de soupe,/Mon triste coeur bave à la poupe:/Sous les quolibets de la troupe» (2)
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© Riproduzione riservata – Jeanne Pucelli 2013
23 settembre 2013
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NOTE
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(1) «Ho visto il sole basso, maculato di mistici orrori,
illuminare di lunghe coagulazioni violette,
simili ad attori di drammi antichissimi,
i flutti rotolanti lontano i loro brividi d’imposte.»
Le Bateau ivre A. Rimbaud
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(2) «Il mio cuore triste sbava a poppa,
il mio cuore coperto di vile tabacco;
sputano su di lui schizzi di zuppa,
il mio cuore triste sbava a poppa,
fra i lazzi volgari della truppa»
Le coeur supplicié A. Rimbaud
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mogol_gr
29 Dicembre 2014 @ 02:43
Incida più sulla palude mediatica e meno sul PENTITEVI (Wojtyla) bene la mente bacata.
Redazione
30 Dicembre 2014 @ 12:33
Messaggio telegrafico poco comprensibile, Mogol spiegare meglio suo pensiero, grazie.
Giulia D.B.
mogol_gr
1 Gennaio 2015 @ 00:31
Puzzerebbe anche fosse nato in Portogallo (collusione con Videla).