di Giulia De Baudi
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Navigando in rete ho visto all’orizzonte profilarsi una notizia che sta tra la filosofia e il gossip. In mezzo, in posizione più o meno centrale, il concetto di fede ovvero di alienazione religiosa. Sto parlando dell’enciclica Lumen Fidei (la luce della fede) scritta a quattro mani dal papa regnante e dal papa emerito ma firmata solo dal regnante. Qualcuno che sa, ha scritto che però risulta evidente che il testo è stato scritto prevalentemente del pontefice tedesco. Quindi a quanto pare il pastore tedesco in questo caso veste il ruolo di ghostwriter, è il vero autore dell’enciclica. Il fantasma di Ratzinger aleggia tra le righe del testo e Bergoglio, che ha firmato un’opera che non gli appartiene, se fosse confermato, farebbe la figura del plagiatore. A creare ancor più un’atmosfera da gossip papalino c’è anche un mistero: l’enciclica esce in esclusiva, manco fossero le foto proibite di Ruby Rubacuori, su Il Giornale, quotidiano del Gruppo Mondadori, e quindi appartenente alla famiglia Berlusconi. Il laico Indro Montanelli, ex direttore e creatore del quotidiano, si starà rivoltando nella tomba.
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Il testo della prima enciclica firmata da Francesco/Bergoglio, quindi, era stato già stato preparato da Ratzinger e poi consegnato al papa regnante perché lo portasse a termine. Così è stato. Una correzione qui per mutare tutti i teutonici Cesù in Gesù; una correzione là per correggere una moltitudine di “d” in “t”, e di “v” in “f” (tefo tire – devo dire), qualche nota a margine tanto per far vedere che Francesco c’ha messo del suo, e il gioco è fatto: Lumen Fidei è venuto, appunto, alla luce, sotto l’egida del quotidiano berlusconide.
Fin qui nulla di male, ovviamente ognuno sceglie la cornice che più gli corrisponde per rendere pubbliche le sue creature letterarie.
Certo che, per fare proprio i pignoli, non è che presentarsi in quel contesto sia il massimo della coerenza. Se Bergoglio firma un testo in cui sta scritto che ” l’autorità viene da Dio per essere al servizio del bene comune”. Oppure che si devono rifuggire le “proposte illusorie degli idoli del mondo”, non vedo perché poi invece di far apparire l’enciclica su un giornale “francescano”, sede di povertà e umiltà, si scelga invece di utilizzare per lo scopo un luogo di potere e di trionfo del relativismo etico. E uso “relativismo etico” come un super eufemismo.
Abbandono subito il gossip per inoltrarmi nei meandri mentali del fantasma del Vaticano, approfittando di quelle poche frasi ratzingheriane fuggite dalle gabbie esclusivistiche che ho trovato in alcuni giornali.
Da quanto ho capito Lumen Fidei afferma che “la luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace”. Questa luce da 200milioni di Watt, dicono papa1 e papa2, “ha finito per essere associata al buio (…)” . In effetti anch’io avevo pensato che la chiesa avesse fatto luce nel buio solo quando di notte accendeva i roghi su cui bruciare gli eretici. Per di più la parola Illuminismo ci parla da quasi quattrocento anni della luce della ragione e della ricerca scientifica che rifiutano l’oscurantismo religioso.
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Certo, non è che la ragione illuministica sia stata un placebo universale, ma certamente ha dato una mano al genere umano ad affrancarsi dalla credenza religiosa giudaico-cristiana che teneva prigioniero da millenni il pensiero. Pensiero che non era pensiero, e spesso non lo è ancora, ma credenza: fino all’Illuminismo la filosofia era teologia. La teologia non era, e non è, amore per la sapienza; era, ed è, onanismo fideistico e amore per quel dio su cui venivano alienati affetti, sentimenti, a volte anche desideri. Non c’era ricerca scientifica, il reale veniva spiegato con i salmi e la bibbia. Il sistema astrale tolemaico non si poteva confutare perché in un passo della bibbia veniva detto che era il sole a girare intorno la terra e non viceversa. Le “dialettiche scientifiche” finivano con l’abiura e/o il rogo; le malattie erano Male mandato da Dio e quindi era vietato curarle. Fino a ieri Bergoglio ha parlato del demonio come se fosse il vicino di casa … e mò ci viene a dire che la fede illumina la strada … ma sai quante capocciate al muro si prendono utilizzando ‘sta luce … che fa buio.
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Ci vuole il coraggio dei deboli di mente per affermare che “L’uomo ha rinunciato alla ricerca di una luce grande, di una verità grande, per accontentarsi delle piccole luci che illuminano il breve istante”; per dire che “è urgente recuperare il carattere di luce proprio della fede”; per dire che ‘sto dio che c’ha in testa il ghostwriter vaticano è “capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo”.
Ci vuole la vigliaccheria dei deboli di mente per abbandonare quella ricerca che dà tanto fastidio a questi pretonzoli di campagna che scrivono “il credere si opporrebbe al cercare”. Come si opporrebbe? Il credere si oppone al pensare. La fede è per definizione avulsa dal pensiero e quindi dalla ricerca. Chi invece di cercare di svelare gli ultimi misteri della realtà naturale ed umana, si abbandona alla fede nella divinità, di cui parlano i due papi, che è secondo loro l’unica “capace di illuminare tutta l’esistenza dell’uomo”, acquisterà si con la fede la speranza delirante di un eternità metafisica, ma perderà l’opportunità di dare un vero senso alla propria esistenza umana.
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6 luglio 2013
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