di Giulia De Baudi
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Papa Francesco, “dal sorriso benevolo”, “custode” del mondo così com’è, prosegue la sua strada lastricata di rose che ogni giorno i giornalisti amorevolmente gli preparano. Egli è “umile”, è pervaso da una “luminosa semplicità”, egli “bacia l’handicappato”, parla “col tono di chi parla dal cuore al cuore, come pastore che cerca, ama e abbraccia quanti Dio ha voluto affidargli.”
Il buon Francesco dice egli è il «custode» della Chiesa e come il padre putativo dalla paternità incerta, San Giuseppe, «esercita questa custodia con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende».
Questo significa per un giornalista credente come Bruno Forte del Sole24Ore: “ custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini”.
Forse Forte non sa, che il buon Francesco … no mi sbaglio, volevo dire l’ex Cardinal Bergoglio, come denuncia Verbitsky in un articolo che proponiamo qui sotto, “nega persino che esista l’abuso sessuale infantile”.
Il giornalista del Sole – che a quanto pare ignora quanto scrivono i giornali di mezzo mondo – come molti suoi colleghi e “intellettuali” italiani, tipo Michela Murgia, ma anche Fiorella Mannoia purtroppo, deve essersi appassionato al nuovo pastore argentino, tanto da dimenticare l’esistenza di atei, agnostici, mussulmani, ecc. ecc.. Egli l’ex cardinal Bergoglio è il custode del creato, cioè di tutti gli esseri umani esistenti, punto. Il tutti viene sottolineato più volte. Francesco da Buenos Aires ha ricevuto l’incarico dal suo dio e quindi …. D’altronde anche il pastore tedesco che l’ha preceduto affermò che chi non ha rapporto con dio non possiede dignità umana.
Praticamente io sarei una bestia! Grazie Sua emerita Santità !
«Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza». Afferma quel tenerone di Francesco da Buenos Aires.
No grazie eccellenza illustrissima, a me la parola “custode” – anche se come ci informa il dotto Forte è un “bellissimo termine che l’Antico Testamento usa più volte per il Dio della storia della salvezza” – evoca un’altra parola: “guardia carceraria”. Quindi a me non mi “custodisca”, per favore.
L’articolo del pio Forte termina così “La barca di Pietro ha un timoniere umile e forte, tenero e fermo: a tutti l’invito a navigare con lui sui mari della vita e della storia, anche quando si annunciano tempestosi, non solo sperando, ma anche organizzando la speranza, e organizzandola insieme per la forza di un servizio fatto di tenerezza e custodia, rivolto a ciascuno, accogliente per tutti”. Scusa Bruno Forte … ma tutti chi?
Insomma questo è un bell’esempio di giornalista illuminato sulla famosa Ruta 40 dal carisma bergogliano. Un altro omo-mediaticus che si sta dando da fare per indurre il volgo, anzi per istigarlo, ad una percezione delirante, che si nutre della devastante alienazione religiosa e che trova il suo approdo in questa immagine salvifica teleguidata dalla dis-informazione mediatica.
Ormai il nuovo papa per milioni di persone non è più Jorge Mario Bergoglio, quello che invitava militari amati fino a i denti nel Colejio Maximo dove lavorava e viveva, è un idolo costruito in fretta e furia da zelanti apostoli mediatici moltiplicatesi miracolosamente.
Un personaggio del film Nel corso del tempo di Wim Wenders, a chi gli chiedeva “chi sei tu” rispondeva “io sono la mia storia”. E penso, spero, che ogni persona di buon senso, sappia che l’identità umana è il risultato della prassi svolta degli individui nel corso del proprio tempo, e non delle parole dette nel corso del proprio tempo. Soprattutto se le parole sono talmente dissociate dai fatti reali che le accompagnano, da poter diagnosticare una schizofrenia, o come la chiamano adesso un ‘disturbo bipolare’.
Come sto cercando di dimostrare, lavorando su questo “dossier Bergoglio”, questo signore argentino durante tutta la sua attività ecclesiastica precedente alla nomina papale, non ha fatto altro che cercare in tutti i modi, e sottolineo “tutti”, di avere potere. Ed è soprattutto negli anni tragici della dittatura argentina che egli sale in fretta le scale di quel potere che l’anno portato a divenire “custode” – questa parola mi fa rabbrividire – della Chiesa cattolica, e non come lui dice, nei suoi deliri paranoici, del Creato.
Io veramente non capisco, e mi chiedo se sono scema io o se sono disonesti i giornalisti: ma come si fa a porre l’aggettivo di “umile” su un tizio che dice che da oggi sarà il custode del Creato. Ma questa non è paranoia? Forse sono io che non capisco! Fatemi sapere!
Io continuo a vedere un’anomalia tra le “tenere parole papali” e ciò che affermano sul suo “corso del tempo” libri come quelli di Horacio Verbitsky, le denunce ricevute, ed infine i documenti.
In questa stridente discrepanza d’immagine, io ritrovo echi del racconto Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, che narrava di un uomo dalla doppia personalità. Fantasie? Beh signori miei i documenti che mostra Verbitsky e quelli delle donne che denunciarono Bergoglio sono oggetti reali. Alcuni li trovi in questo articolo in castigliano che stiamo traducendo.
Il dottor Jekill lo potete vedere in tutte le espressioni mediatiche filo- francescane. L’oscuro Mr. Hyde invece lo potete osservare qui di seguito nell’articolo di Horacio Verbitsky e nel nostro Dossier Bergoglio in fieri che viene continuamente arricchito.
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20 marzo 2013
1978: Videla in Vaticano durante l’elezione di Giovanni Paolo I
il Fatto 19.3.13
L’accusa
“I due volti di Bergoglio tra fede e militari”
di Horacio Verbitsky
Buenos Aires La prima volta che scrissi dell’attuale papa Francesco fu nel 1999, quando assunse l’incarico di arcivescovo di Buenos Aires. Dissi che “a seconda della fonte che si consulti, è l’uomo più generoso e intelligente che abbia mai detto messa in Argentina o un machiavellico fellone che tradì i suoi fratelli spinto da un’insaziabile ambizione di potere. Forse la spiegazione risiede nel fatto che Bergoglio riunisce in sé due caratteristiche: è un conservatore estremo in materia dogmatica e possiede una manifesta inquietudine sociale. In entrambi gli aspetti somiglia a chi lo designò alla guida della principale diocesi del Paese, il papa Karol Wojtyla”.
LA DECISIONE del collegio cardinalizio è stata adottata con la consapevolezza che pesano su di lui gravi accuse di aver consegnato i suoi sacerdoti alla giunta militare. Già nel Conclave del 2005, aveva ottenuto una buona quantità di voti, nonostante il fatto che un dossier contenente parti della mia indagine su di lui fosse stato collocato in un centinaio di casellari dei cardinali da una qualche fazione che voleva sbarrargli il passo.
Quando l’elezione era in una fase di impasse, Bergoglio decise di ritirarsi e di appoggiare Joseph Ratzinger. Nella prima conferenza stampa successiva al Conclave della settimana scorsa, il suo portavoce Federico Lombardi, gesuita come lui, ha convocato i giornalisti per dire loro che le accuse erano calunniose e provenivano da un giornale di sinistra anticlericale.
È stata una cattiva giocata dell’inconscio, che il papa non è riuscito a controllare nonostante i suoi studi di psicologia. L’accusa di essere “di sinistra” è la stessa che Bergoglio fece 37 anni fa contro i sacerdoti Orlando Yorio e Francisco Jalics, che a conseguenza di ciò vennero sequestrati e torturati nel campo di concentramento clandestino della Marina argentina. (la famigerata Esma N.d.R.) Il papa non apprende né dimentica.
La realtà è che l’accusa a Bergoglio fu scritta da una delle sue vittime, Orlando Yorio, in una lettera inviata al superiore della Compagnia di Gesù nel 1977. E la sua caratterizzazione come il pastore che consegna le sue pecore al lupo la fece nel 1986 un uomo della Chiesa, Emilio Mignone, la cui figlia fu sequestrata insieme a quei sacerdoti ma, mentre loro furono liberati cinque mesi più tardi, la ragazza, una catechista di 22 anni, non è più ricomparsa.
Il quotidiano Pagina12, la sinistra anticlericale a cui si riferisce il portavoce vaticano, riprese quel caso nel 1999. Questo accadde quattro anni prima dell’insediamento del presidente Néstor Kirchner, la qual cosa smentisce anche l’idea secondo cui qualunque critica al papa dev’essere attribuita al governo di Cristina Kirchner.
Il Vaticano ha anche sottolineato che il sacerdote Francisco Jalics si era riconciliato con Bergoglio.
In realtà, Jalics ha detto di essere in pace con Bergoglio e riconciliato con i fatti, che si era lasciato alle spalle. Ma si è rifiutato di giudicare il ruolo del papa in quei fatti. La riconciliazione è un sacramento che consiste nel perdonare il male.
(Le parole di Jalics “Doy los hechos por cerrados” significano “Ritengo che i fatti siano chiusi” e non “Bergoglio non ha commesso i fatti”. N’d.R.)
Lungi dal negare i fatti, li conferma. Se non fosse esistita l’offesa, Jalics lo avrebbe detto apertamente e non avrebbe avuto niente da perdonargli.
Ricordo che esistono prove documentali del doppio gioco di Bergoglio, che trovai nell’archivio del Ministero degli Esteri mentre indagavo per uno dei miei libri. La prima è una lettera che Bergoglio presentò con timbro e firma chiedendo una procedura d’eccezione perché Jalics potesse rinnovare il suo passaporto dalla Germania, dove ancora oggi vive.
LA SECONDA è la nota del funzionario che ricevette la richiesta e che suggerisce di rifiutarla a causa dei precedenti di Jalics, che non menziona. La terza è una breve nota dello stesso funzionario in cui racconta che Jalics e Yorio hanno legami con i guerriglieri e rapporti con le donne, che hanno disobbedito ai loro superiori e turbano la disciplina. E conclude che quelle informazioni gli vennero fornite dallo stesso padre Bergoglio, che come i Borboni reinsediati in Francia, non dimenticò né apprese nulla. Il suo pontificato si è aperto con una serie di gesti, di umiltà e rettitudine, come il suo ordine a Santa Maria Maggiore perché non si faccia più vedere il cardinale statunitense accusato di proteggere i preti pedofili di Boston, Bernard Law.
Ma anche in Argentina ci sono preti pedofili, e Bergoglio ha protetto Julio César Grassi, condannato a 15 anni di carcere ma ancora in libertà per le pressioni della Chiesa.
Come presidente della Conferenza episcopale, l’attuale papa affidò al giurista Marcelo Sancinetti l’incarico di scrivere un libro che proclama Grassi “innocente” delle imputazioni che gli vennero formulate per “abuso sessuale e corruzione di minorenni”, e nega persino che esista l’abuso sessuale infantile come tale, che equipara con i processi per stregoneria del Medioevo.
Forse il problema di Francesco non è con il cardinale Law, ma con la legge che punisce la pedofilia.
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20 ottobre 2015
Gli inserimenti in blu sono opera della redazione di G&N