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di Gian Carlo Zanon
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Parto da un articolo dello psichiatra e psicoterapeuta Fernando Panzera dal titolo, Senza perdere l’umanità, apparso su LEFT il 24 Marzo 2022 https://left.it/2022/03/24/senza-perdere-lumanita/ mettendolo a confronto con il carteggio del 1932 tra Albert Einstein e Sigmund Freud. http://www.igiornielenotti.it/perche-la-guerra-carteggio-albert-einstein-sigmund-freud/ Nella sua lettera Einstein chiedeva a Freud i motivi che spingevano gli esseri umani ad ammazzarsi tra di loro: «C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra?» chiede il grande fisico il quale non ha dubbi su chi dà origine alle guerre. Egli sa con certezza che la complicità tra potere politico e potere finanziario è causa di distruzione e morte: «Questo smodato desiderio di potere politico si accorda con le mire di chi cerca solo vantaggi mercenari, economici. Penso soprattutto al piccolo ma deciso gruppo di coloro che, attivi in ogni Stato e incuranti di ogni considerazione e restrizione sociale, vedono nella guerra, cioè nella fabbricazione e vendita di armi, soltanto un occasione per promuovere i loro interessi personali e ampliare la loro personale autorità.» Quindi Einstein è consapevole che solo un «piccolo ma deciso gruppo» di individui violenti e bramosi è responsabile di guerra e distruzione. Ma non si accontenta e vuole sapere di più. E, sbagliando interlocutore, chiede al medico viennese: «com’è possibile che la minoranza ora menzionata riesca ad asservire alle proprie cupidigie la massa del popolo, che da una guerra ha solo da soffrire e da perdere?» In parte il fisico tedesco già si risponde, quando nella lettera sottolinea il fatto che: «la minoranza di quelli che di volta in volta sono al potere ha in mano prima di tutto la scuola e la stampa, e perlopiù anche le organizzazioni religiose. Ciò le consente di organizzare e sviare i sentimenti delle masse rendendoli strumenti della propria politica.»
Ma poi, seguendo la visione negativa sulla natura umana ben radicata nella cultura anche allora, Einstein, che non riesce a darsi pace di fronte all’apparente ineluttabilità della guerra, scrive se è reale pensare che «l’uomo ha dentro di sé il piacere di odiare e di distruggere». Albert Einstein è un fisico, e ovviamente poco sa della realtà interna degli esseri umani. Infatti scrive a Freud per cercare di «districare, un enigma che può essere risolto solo da chi è esperto nella conoscenza degli istinti umani». Ma Freud è quel “gran pensatore” che un anno dopo scriverà una dedica al Duce che termina in questo modo: «A Benito Mussolini coi rispettosi saluti di un vecchio che nel Governante riconosce l’ eroe della cultura». Infatti, nel settembre del ‘32 Freud risponde ad Albert Einstein … e nella sua lettera vi sono tracciate le ‘idee’ che legittimeranno sia i totalitarismi nazifascisti sia tutti i colonialismi sia le guerre preventive create per ‘esportare la democrazia’. Il quadro che dà Freud della realtà umana è delirante: per il viennese essere umano e animale si equivalgono. Ciò che succede nella società umana «avviene in tutto il regno animale, di cui l’uomo fa inequivocabilmente parte» scrive Freud. Per lui «Il piacere di aggredire e distruggere» fa certamente parte di una realtà umana: «Questi impulsi distruttivi (…) mescolati con altri impulsi, erotici e ideali, facilita naturalmente il loro soddisfacimento» e «L’essere vivente protegge, per così dire, la propria vita distruggendone una estranea.» Inoltre «Fa parte dell’innata e ineliminabile diseguaglianza tra gli uomini la loro distinzione in capi e seguaci. Questi ultimi sono la stragrande maggioranza, hanno bisogno di un’autorità che prenda decisioni per loro.» Per Freud quindi «La condizione ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita pulsionale alla dittatura della ragione. Nient’altro potrebbe produrre un’unione tra gli uomini così perfetta e così tenace, perfino in assenza di reciproci legami emotivi.»
La condizione ideale per il bene dell’umanità, per l’imbecille viennese, sarebbe quindi la soppressione di tutti gli affetti in quanto essi sono il male interiore che genera il conflitto. Una condizione umana anaffettiva come quella evidenziata nel film distopico L’invasione degli ultracorpi diretto da Don Siegel.
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Di diversa opinione è Fernando Panzera che decisamente rifiuta la «convinzione radicata da millenni di una realtà umana violenta, distruttiva, che accetta e usa la sopraffazione per ottenere benefici.». Come rifiuta «L’immagine, o idea, di comportamenti che hanno qualcosa di ferino, di selvaggio, torna da tempi lontani e ci fa pensare di non aver fatto il passo decisivo per realizzarci come esseri umani o, peggio, che l’umanità sia questa, che contenga e conterrà sempre questa violenza. Forse i soldati, come le tante persone che credono di avere una identità “di appartenenza” ad uno Stato, ad un gruppo, ad un partito, sono degli ingenui che hanno creduto a chi dice che si può stare insieme solo tra uguali, che i diversi che hanno un’altra lingua o un altro colore sono pericolosi e magari cattivi, forse la risposta è questa.»
E parlando di questa guerra si chiede quale sia l’identità umana dei soldati che uccidono non solo altri soldati ma anche civili inermi, che uccidono donne e bambini: «Forse i soldati, – scrive lo psichiatra – come le tante persone che credono di avere una identità “di appartenenza” ad uno Stato, ad un gruppo, ad un partito, sono degli ingenui che hanno creduto a chi dice che si può stare insieme solo tra uguali, che i diversi che hanno un’altra lingua o un altro colore sono pericolosi e magari cattivi, forse la risposta è questa. Perché i soldati, come le tante persone che credono avere un’identità “di appartenenza”, non sanno che ci sono persone che confondono, che ingannano i più ingenui e i più deboli facendogli credere che diventeranno molto forti e molto ricchi se sconfiggono i “nemici” e li convincono ad uccidere o essere uccisi per motivi assolutamente discutibili. Così i (pochi) folli che credono che sia giusto fare una guerra per motivi assolutamente discutibili convincono i molti che non capiscono questi motivi, ma credono a quel che hanno sentito e allora scoppia la guerra, e quando scoppia la guerra i violenti e i folli sono a proprio agio e si nascondono tra i deboli e gli ingenui e hanno modo per agire la loro violenza. Così diventa chiaro che all’origine di molte, forse tutte, le guerre c’è un pensiero malato di pochi che travolge un pensiero fragile di molti che non sanno o non possono opporsi.» Ed è quello che già diceva Einstein, cioè che i violenti perché malati sono «la minoranza di quelli che di volta in volta sono al potere ha in mano prima di tutto la scuola e la stampa, e perlopiù anche le organizzazioni religiose. Ciò le consente di organizzare e sviare i sentimenti delle masse rendendoli strumenti della propria politica.» Poco da aggiungere direi: questa è la filiera di morte che parte dalla violenza di pochi e che porta alla guerra molti individui fragili che non hanno gli strumenti umani e identitari per opporsi al comando che dice: UCCIDI.
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1 aprile 2022